Innovazione e creatività: dagli scarti del vino la pelle vegetale che può rivoluzionare il mercato, aprendo a nuove filiere produttive. Un’opportunità per la Sicilia.
Pelle vegetale
Ogni anno in Italia vengono prodotti 50 milioni di ettolitri di vino, per fare i quali vengono generati 2 milioni di tonnellate di raspi e vinacce. Sono un rifiuto che le cantine generalmente trasferiscono come sottoprodotto alle distillerie.
Come ogni grande quantità di biomassa, se non correttamente gestita è un forte inquinante. Da queste premesse prende spunto l’attività di Vegea, una società veneta che ha messo a punto la “pelle” vegetale. Un tessuto vegetale a base di vinacce che potrebbe sostituire la pelle tradizionale nel settore della pelletteria.
Il tessuto vegetale prodotto da Vegea si è aggiudicato tra l’altro il primo posto nel 2017 al Global Change Award, risultando vincitore tra più di 2800 progetti provenienti da 130 paesi diversi.
Scopo del premio, finanziato dalla Fondazione H & M, uno dei colossi mondiali dell’abbigliamento, è quello di rinnovare il mondo della moda. Nel settore della moda il Global Change Award è considerato il premio per l’innovazione più importante al mondo.
Un’opportunità per la Sicilia
La Sicilia produce mediamente 5 milioni di ettolitri di vino, il 10% della produzione nazionale e, quindi, circa 200.000 tonnellate di vinacce.
Produciamo il 10% del rifiuto nazionale, sarebbe più che sensato investire nello sviluppo di aziende di trasformazione, che usino le vinacce come materia prima. Lo potremmo fare facilmente mettendo a profitto i miliardi di finanziamenti europei orientandoli in direzioni precise invece di spenderli (quando riusciamo a spenderli) a casaccio. Potrebbe offrire economia alle aziende agricole e ricchezza nel territorio. Potrebbe avviarsi una filiera produttiva ad alto contenuto innovativo e creativo in grado di attivare anche l’interesse delle nuove generazioni.
Inoltre questa direzione intercetta un mercato sempre più significativo di prodotti non provenienti dallo sfruttamento animale e rispettosi dell’ambiente, in linea con il trend della cultura vegana in costante crescita nel mondo.
Ed in questo, come in molti altri casi, non occorre inventare niente. Esiste la tecnologia ed abbiamo il rifiuto, serve in aggiunta solo un po’ di intelligenza e buon senso.
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