I rifiuti, noi siciliani, li chiamiamo “munnizza”. E per noi la “munnizza” è una croce da portare, questa con le altre. Ma è una croce da gestire.
In un settore dove basterebbe copiare ed adattare al nostro territorio quanto fatto altrove, la Sicilia resta prigioniera della mancanza di pianificazione e programmazione.
La politica negli anni passati ha scelto di non scegliere, per non scontentare i cittadini vittime della logica “nimby” (i rifiuti vanno gestiti, ma da un’altra parte). Ci si lamenta dell’amianto abbandonato per strada, dei disservizi della raccolta, ma in pochi sono disponibili ad accogliere vicino casa l’impianto di trattamento dell’amianto, quello di compostaggio o anche semplicemente l’isola ecologica dove conferire la raccolta differenziata domestica. In Sicilia si è arrivati financo a contestare e bloccare la realizzazione di impianti per i rifiuti nelle zone industriali.
Altro paradosso è la presenza di rifiuti abbandonati in massa per strada, alla vista di turisti e vicini, anche, e soprattutto, in quelle aree dove il servizio di raccolta differenziata funziona: ci sono dei cittadini che proprio non vogliono adeguarsi al porta-a-porta ed altri che si servono degli “sbarazzatori-di-magazzini” senza farsi troppe domande, per poi ritrovarsi il salotto gettato nottetempo sul marciapiede.
Ma più degli errori dei singoli cittadini, è la mancata programmazione a rendere impossibile la chiusura del ciclo dei rifiuti nel territorio isolano.
In assenza di termovalorizzatori, le poche discariche esistenti sono sovrasfruttate e bastano a fatica a gestire l’indifferenziato prodotto, con il rischio sempre incombente della saturazione, e la certezza di un impatto ambientale ed economico elevatissimo dovuto al trasporto in giro per la Sicilia.
Ancora peggiore la situazione degli impianti per la gestione dell’umido. Quelli esistenti sono appena sufficienti e mal distribuiti sul territorio, così rendendo difficile e costosa la gestione di tale tipologia di rifiuto.
Gli impianti di recupero del secco (legno, plastica, ecc.), soffrono le difficoltà nello smaltimento dei rifiuti prodotti da un lato, e l’impossibilità di programmare ingressi e pagamenti da parte dei clienti/comuni dall’altro.
Nonostante le difficoltà impiantistiche, molti comuni medio piccoli (Isola delle femmine tra primi, Montelepre, Zafferana Etnea, ecc.), hanno raggiunto elevati livelli di raccolta differenziata. Risultati frutto sovente di una sana collaborazione pubblico/privato che ha avviato il percorso virtuoso: servizio efficiente => cittadino coinvolto e soddisfatto => miglioramento della quantità e della qualità della raccolta => risparmio di costi => abbattimento della tassa sui rifiuti.
Per gestire la croce della “munnizza” dovremo pretendere tutti, cittadini ed amministrazioni locali, il corretto funzionamento del sistema.
La strada passa dal reperimento dei fondi necessari (anche sfruttando le possibilità già oggi esistenti – Bandi europei e dei consorzi nazionali, corrispettivi, ecc.) e dalla reale applicazione delle scelte programmatiche (gestione pubblica o pubblico/privata, termovalorizzatori o discarica, premialità o penalità, ecc.).
Ciò con il presupposto che gestire correttamente i rifiuti, non voglia dire soltanto preservare l’ambiente, ma anche aprire una possibilità concreta di sviluppo economico ed occupazionale legata agli impianti di selezione, recupero, riuso ed al relativo indotto.