Negli ultimi anni vari ministri italiani hanno riformato la scuola e l’università con la costante idea che l’istruzione sia un spesa gravosa per lo stato da ottimizzare e possibilmente rimodulare.
Vale la pena ricordare chi è stato ministro dell’Istruzione negli ultimi 15 anni: Moratti, Fioroni, Mussi, Gelmini, Profumo, Carrozza, Giannini, Fedeli.
Dalla riforma Moratti alla buona scuola della Fedeli, ognuno di essi ha creato la sua scuola, molto spesso per conto di ordini di partito e per garantire interessi di gruppi di potere. La riforma non è stata mai il frutto del confronto diretto con gli operatori del settore (maestri, professori e ricercatori) e con gli utenti (famiglie italiane). Le varie visioni della scuola, così concepite, hanno portato un caos normativo con ricorsi di tutti i tipi che, complice la magistratura lenta, hanno mandato il sistema scolastico in un vero “pantano” organizzativo.
E mentre i ministri operavano maldestramente nella istruzione con tagli e cattiva organizzazione, tutti gli altri paesi europei hanno investito nell’istruzione e nel funzionamento della formazione dei propri cittadini.
La situazione attuale
A 15 anni di distanza l’Italia si ritrova ad essere il fanalino di coda dell’Europa. Gli effetti della cattiva politica scolastico-universitaria sono visibili e quantificabili con la percentuale elevata di dispersione scolastica, il numero esiguo di laureati, il precariato scolastico, il sottofinanziamento delle università del sud e l’emigrazione all’estero dei nostri migliori “cervelli”.
Alla luce di queste considerazioni, oggi più che mai è necessaria una riforma organica dell’Istruzione, partendo dalla scuola dell’infanzia per finire all’Università e ai centri di ricerca. L’obiettivo deve essere mettere al centro della società il ruolo della scuola e della formazione che essa impartisce ai nostri figli.
13 punti da cui ripartire
Alcuni punti sono imprescindibili e di immediata realizzazione:
1) Le strutture scolastiche e universitarie devono essere sicure e accoglienti.
2) Eliminare il precariato storico dei docenti di ogni ordine e grado e mettere a regime una procedura concorsuale snella e con tempi certi.
3) Dare salari dignitosi e una corretta progressione economica necessaria per svolgere con serenità il proprio lavoro e molta meno burocrazia.
4) La selezione di maestri, professori e ricercatori deve essere svolta secondo regole di trasparenza, merito e con tempistiche e modalità certe. La preparazione della dirigenza scolastica deve essere ben strutturata.
5) La didattica già a partire dalle scuole elementari deve prevedere il tempo pieno, l’educazione musicale, l’educazione alimentare e motoria, l’educazione ambientale e civica con il coinvolgimento di associazioni e professionisti di questi settori.
6) Gli studenti di tutta Italia devono avere la stessa qualità della didattica (basta classi “pollaio” e programmi desueti) e dello stesso monte ore di scuola e di attività extrascolastica.
7) I migliori studenti devono trovare il modo di realizzare i propri sogni e progetti di vita e non più ostacoli da parte del sistema scolastico-universitario.
8) Gli istituti tecnici e professionali devono lavorare in sintonia con le piccola e media impresa.
9) I concorsi universitari devono prevedere meccanismi controllo (premiali e punitivi) che evitino lo strapotere dei baroni universitari che sempre di più gestiscono i concorsi in maniera obsoleta e faziosa.
10) Bisogna eliminare il sottofinanziamento delle Università del Sud e rilanciare la collaborazione didattica tra le Università che vivono in un tessuto sociale e imprenditoriale avanzato, con quelle Università che per ragioni geopolitiche hanno e stanno soffrendo la forte recessione dei territori in cui operano.
11) Un contrasto forte con norme dissuasive per “familiarismo” nelle università è necessario per creare dei varchi di qualità e merito per i giovani studenti talentuosi.
12) I centri di ricerca italiani devono dotarsi di una calendarizzazione certa nel reclutamento e collaborare con l’avviamento della ricerca delle Università.
13) Scuola Università e Ricerca devono agire sinergicamente per ottimizzare tutti gli sforzi al fine di creare il cittadino preparato, competitivo, onesto e cosciente dei propri diritti e doveri.
Servono indubbiamente risorse per questi, a mio avviso indispensabili, cambiamenti. Ma è un investimento a breve e lunga durata. Soprattutto se associato ad una politica di aiuto per l’incremento demografico del nostro paese, creerà risparmio alle casse dello stato in termini di spesa ambientale, assistenziale, sanitaria, e di welfare. Sarà un volavo per far ripartire l’economia e darà lavoro alle prossime generazioni, garantendo l’equità sociale.
L’Italia deve ripartire dalla Istruzione dei suoi cittadini.