Ieri si è svolta la prima assemblea provinciale della Lega di Palermo. Sono andato, ero curioso di conoscere come il partito dell’ampolla di Pontida potesse declinarsi in Sicilia ed a Palermo. E ho deciso di farlo andando a vedere con i miei occhi oltre gli slogan del momento.
Quali facce avrebbe aggregato. Se e quali emozioni avrebbe fatto circolare. La curiosità è legittima io penso, considerato che siamo il posto più distante immaginabile dalle retoriche contro il sud ed i terroni di un passato leghista poi non troppo lontano.
La sala era gremitissima, ben oltre i 250 posti della sala Camino dell’Hotel delle Palme. Io penso almeno il doppio. L’assemblea è iniziata in orario. Lo so, sembra strano che non ci siano politici da aspettare, fosse anche un sottosegretario. Pensavo fosse un caso, invece ho capito che è un metodo.
Lo schema dell’incontro è stato di una semplicità disarmante. Brevi saluti da parte dei rappresentanti della Lega nelle istituzioni, i consiglieri Gelarda e Ficarra, il parlamentare regionale Rizzotto ed il Senatore Candiani, che oltre ad essere sottosegretario all’interno è anche il commissario della Lega in Sicilia.
E poi spazio agli interventi degli iscritti, tutti a parlare liberamente dalla platea senza alcun filtro di sorta. Interventi di un minuto e mezzo che suonano da campana a morto per la politica che finora ha gestito le sorti della nostra terra. C’è indubbiamente molto rancore, che ha preso la forma della partecipazione attiva e non della disillusione: è già un segnale.
Un paio degli intervenuti rivendicano con orgoglio la propria appartenenza storica al PCI, alcuni anche di rappresentanza. Questo dovrebbe indurre a riflettere gli esponenti della sinistra locale su chi è oggi alla ricerca di interlocuzione. Ed ancora piccoli imprenditori, pensionati, giovani, donne: un solo urlo di rabbia verso l’inconsistenza di chi ha portato la Sicilia in queste condizioni. Dà il polso del tipo di gente presente l’ovazione all’affermazione del commissario Candiani: il reddito di cittadinanza è una misura che rende le persone ostaggio della politica, c’è un accordo e noi lo rispettiamo, ma per noi i problemi si risolvono con il lavoro.
Il filo rosso che ho letto negli interventi è stato indubbiamente la disponibilità a spendersi, in prima persona, e dare il proprio contributo per un rinnovamento che viene percepito come irrinunciabile e che non può essere delegato in bianco alla politica che conosciamo. Rabbia e dignità, con qualche punta di folcklore che in tutta onestà non mi ha infastidito.
C’era il popolo, in platea, e la politica ascoltava. Chi ricorda di essere stato in tempi recenti ad un incontro politico nel quale la parola era agli elettori alzi la mano. Io non ho ricordi recenti di questo tipo.
Due momenti di criticità. Uno degli interventi del pubblico che ha lamentato il poco ruolo riconosciuto ai militanti storici della Lega in Sicilia nel nuovo corso avviato da qualche mese. È noto che anche elettoralmente la lega in Sicilia è volata da pochi punti percentuali a oltre il 20%, e che in queste settimane, soprattutto a Palermo, le adesioni di consiglieri da tutta la provincia sono all’ordine del giorno. I militanti della prima ora non capiscono e probabilmente non condividono in parte questa maturazione. E poi la spina del governo regionale, che la Lega sostiene.
Il Senatore Candiani, risponde a tutti, e le sue risposte soprattutto spiegano perché è lui il commissario. Ha preso appunti e non ha tralasciato nessuna risposta, neanche le più scomode. Il punto nodale è stato inquadrare il senso del suo compito in Sicilia: trasferire un sistema di governo a noi Siciliani. Non sarà commissario a vita, ma serve che presto una classe dirigente siciliana prenda le redini della Lega. Il modello che rappresenta, e che ottiene l’ovazione del pubblico, è quello di politici che rispondano alla propria base elettorale. Non gli ascari, cui purtroppo siamo abituati, che spariscono dopo le elezioni. Il senso della Lega è che la politica ascolti e dia risposte concrete nei fatti.
Nel merito delle due note distoniche io ho apprezzato l’eleganza, ma anche la nettezza, con la quale Candiani ha precisato e chiarito. Il percorso della Lega è iniziato adesso, e non c’è spazio per rivendicazioni di sorta. Si lavori in squadra e c’è posto per tutti. Ed anche chi non sa fare goal sarà ritenuto indispensabile perché la squadra è una, e vince o perde insieme. Ogni rivendicazioni di Jus prime noctis in questo quadro ha poco senso. La conflittualità è stata gestita pubblicamente ed in modo trasparente, metodo che ovviamente spiazza chi da siciliano come me non è abituato. Più delicata la questione sul governo. Poteva soprassedere. Senza vagamente mettere in discussione l’appoggio al governo regionale, ha semplicemente detto che il governo regionale può e deve dare più risposte. Così facendo non ha negato l’evidenza, e questa sua onestà ha reso ai miei occhi coerente tutto il resto. Se avesse omesso o indugiato su questo punto avrebbe certamente evitato un passaggio scomodo, ma per quello che vale non avrebbe adesso il rispetto indiscusso che ha da parte mia. Perché è stato immediatamente coerente con il modello che stava rappresentando. Peraltro ogni Siciliano vede e conosce la poca capacità di presa di questo governo sui problemi reali e quotidiani.
Io ieri ho assistito ad una lezione di stile e di politica. E ai tanti amici che ho dispersi nei vari partiti siciliani mi sento di dire che non hanno la più vaga idea di quale fiume in piena si appresta a travolgere le classi dirigenti della nostra isola.
Possono piacere o non piacere i contenuti della Lega, ma ieri è stato presentato un modello di lavoro che prescinde dai contenuti, e che prevede di alimentarsi dei contenuti della base elettorale. La formula della Lega ieri raccontata è riassumibile in due parole: ascoltare e risolvere. Un modello che prevede la presenza capillare sul territorio, con i circoli e sezioni, luoghi di ascolto dei problemi e luoghi di restituzione delle soluzioni. Una processo che è di semplice buon senso. Io ho visto riscritto il principio dell’uno vale uno, nella direzione che ciascuno vale.
Un amico mi ha detto qualche giorno fa che un musicista non ha fretta, ci vuole pazienza e lentezza per fare musica. L’idea che ho avuto ieri è quella di un processo avviato con lentezza, con la consapevolezza che è un processo lento ma anche inarrestabile: uscirà una melodia dal violino, quale spetterà deciderlo alla qualità critica e progettuale che la Lega saprà intercettare. A me Candiani è sembrato uno che sa esattamente quello che sta facendo e come deve farlo ed il sistema Lega mi è parso estremamente credibile: ovviamente parleranno i fatti quando sarà il momento. Ma contrariamente a quanto sarebbe stato legittimo attendersi, visto il contesto, nessuna concessione a facile demagogia.
Avevo come buon siciliano (pur avendo un cugino milanese) pregiudizi sul commissario Lombardo che viene in Sicilia. Pregiudizi che molti legittimamente hanno su un movimento politico che per anni ci ha considerati il nemico.
Sulla Lega avevo un’idea folcklorica legata molto agli elmi ed alle ampolle, alle urla sguaiate di Bossi contro i terroni. Chi crede che esiste una qualche relazione tra quel modello politico, ed il mondo rassicurante, posato e pensato rappresentato ieri da Candiani ha un’idea sbagliata. Come dicevo, sarebbe stato facile ieri fare demagogia. Ho visto invece molta normalizzazione. Per come la vedo io è una risposta moderata credibile in una terra storicamente moderata.
Chi tra i miei amici fa politica di mestiere dovrebbe preoccuparsi seriamente e prendere atto che un’epoca si è conclusa.
So per certo da amici che vivono al Nord che il modello raccontato ieri a Palermo nel Nord Italia esiste veramente, e ha prodotto una classe dirigente che risponde in modo diretto al suo elettorato e che produce soluzioni. L’unica cosa di cui realmente oggi la Sicilia ha bisogno.
Ieri ho visto un popolo disperato che è disposto a credere che può farcela, e che vede in questa ricetta che viene dal Nord la risposta all’assenza di politica del Sud. Non antipolitica quindi, ma la richiesta di una politica presente sul territorio.
E chi pensa che i simpatizzanti Lega siano ascari venduti al Nord, non ha chiaro che è l’esatto contrario nelle loro intenzioni ed anche nelle aspettative della Lega.
Lo dico ben sapendo che queste mie parole saranno fraintese, da alcuni in buona fede, da altri in mala fede. Ieri sono rimasto sorpreso da Igor Gelarda, perché è cresciuto molto in sicurezza e determinazione dal tempo in cui era 5 stelle, sono rimasto sorpreso dal Senatore Candiani, perché sono siciliano e diffidente. Soprattutto come ha commentato una mia amica, sono rimasto sorpreso da me. Perché conoscendomi ero certo di trovare qualcosa da criticare, qualche anomalia, qualche improbabile ampolla o camicia verde, ed invece ho trovato tante gente arrabbiata e dall’altra parte qualcuno che ha inteso, senza fare facile demagogia, dare direzione e speranza a quella rabbia.