L’11 Giugno 2019 si sarebbe dovuta tenere all’università di Messina una conferenza dal titolo: “CIVITAS: identità e diversità”, con ospite l’importante politologo e filosofo russo Alexander Dugin. L’evento ha fatto scoppiare una polemica all’interno dell’ateneo, numerose associazioni partigiane e studentesche, oltre che numerosi docenti, si sono opposti alla presenza di Dugin fino al punto da far annullare la conferenza. L’accusa nei confronti di Dugin è quella di essere un nazi-fascista e di essere teorizzatore di un sistema geopolitico nel quale la Russia dominerebbe su quasi tutta l’Asia e l’Europa. Ma le cose stanno realmente così?
Perché Dugin è così scomodo per l’Occidente?
Modernità e Post-modernità
Il pensiero di Dugin è estremamente complesso, l’obbiettivo di questo breve articolo non è certamente quello di esaurire tale complessità o condensarla in poche battute che farebbero perdere necessariamente la ricchezza rivoluzionaria di questo autore. Quello che mi propongo invece è molto limitato: capire perché Dugin sia oggi l’intellettuale più odiato ed avverso dall’intero mondo occidentale.
Basterebbe informarsi sul contenuto o leggere direttamente l’opera principale di Dugin, ovvero La quarta teoria, per comprendere quanto il nazismo e il comunismo stalinista siano lontani rispetto alle sue idee politiche e geopolitiche. Dugin la chiama quarta teoria perché viene dopo i tre grandi paradigmi politici della storia, ovvero quello pre-moderno, quello moderno e quello post-moderno. Alla modernità appartengono le tre grandi teorie politiche (che non sono solo teorie politiche, ma vere e proprie visioni del mondo) della nostra storia recente: il liberalismo, il comunismo e il nazionalismo e ad esse Dugin dedica un ampio spazio di analisi dei loro rapporti reciproci.
Secondo l’autore il liberalismo occuperebbe un posto centrale e importante nella Modernità, poiché è a partire da esso che Nazionalismo e Comunismo delineano le loro posizioni. Dopo la sconfitta del nazionalismo durante la seconda guerra mondiale, esso è scomparso dalla storia. Dal 1947 al 1991 vi è stato lo scontro tra liberalismo e comunismo, conosciuto con il nome di guerra fredda, vinta infine dal liberalismo che da quel momento è diventato una forma di pensiero unico su scala mondiale. La fine della guerra fredda segna il passaggio dalla Modernità alla Post-modernità, termine che in Dugin ha un significato diverso rispetto che in Occidente. Egli infatti considera la Post-modernità liberale per essenza, poiché è all’interno del liberalismo che essa si è manifestata. In questo senso Modernità e Post Modernità non stanno in opposizione, ma la seconda rappresenta il culmine della prima.
Globalizzazione vuol dire l’imposizione della visione del mondo liberale e occidentale a livello planetario, con la pretesa che essa sia universale e universalmente valida. Proprio questo è il motivo che spinge Dugin ad opporsi all’occidentalismo americano: l’arroganza e l’arbitrarietà nel volersi porre come assoluto. Il liberalismo (unito alla globalizzazione) ha distrutto i concetti di comunità, civiltà, rendendo l’umanità un assembramento di individui, ciò che Heidegger chiama lo “sradicamento” dell’individuo, il quale è costretto a vagare in un’eterna diaspora alla ricerca di un minimo di stabilità materiale.
La Quarta teoria
Per Dugin è necessario opporsi alla globalizzazione, ma sorge un problema: essendo comunismo e nazionalismo inefficaci a livello storico (le forme di comunismo e nazionalismo presenti ai giorni nostri sono considerati da Dugin forme di liberalismo camuffate), si ha l’impressione di non avere gli strumenti per portare avanti questa lotta. Eppure il momento di transito che stiamo vivendo, in cui ancora la globalizzazione non è completa e assoluta, è perfetto per creare una visione del mondo alternativa a quella occidentalista americana. Dugin risponde a tale esigenza con una riscoperta della pre-modernità.
Con ciò Dugin non intende un ritorno al passato, ma l’ispirarsi ad un’epoca che ha un diverso spirito filosofico, poiché è un’epoca che crede nell’Eternità e in Dio. La modernità nasce proprio dalla negazione dell’Eternità e dal soggettivismo cartesiano. Ad avviso di Dugin bisogna criticare l’interpretazione liberale del soggetto cartesiano come individuo e sostituirla con il concetto di Dasein heideggeriano. Il Dasein è un concetto molto complicato, ma in maniera estremamente semplicistica possiamo concepirlo come un essere pensante e con coscienza determinato dal tempo (nel senso di contesto storico-culturale di appartenenza) e dallo spazio (nel senso delle condizioni ambientali in cui si ritrova a vivere), in poche parole l’uomo è essenzialmente Dasein. Nella celebre opera Essere e Tempo, Heidegger presenta il Dasein così come si ritrova a vivere nel mondo occidentale contemporaneo, ovvero in modo in autentico, poiché egli si sente “sradicato”, non sente l’appartenenza a nessuna forma di collettività o comunitaria.
Per Dugin il Dasein può vivere in modo autentico, ritrovando le sue “radici”, solo in un regime modellato secondo la sua Quarta teoria. Essa è costruita in antitesi al liberalismo globalista: se quest’ultimo è caratterizzato da un assetto geopolitico unipolare, dalla presenza di un’enorme massa di individui senza nessuna identità collettiva (nel senso di assenza di valori e senso di appartenenza religiosi, nazionali e culturali), la Quarta teoria si configura invece con un assetto geopolitico mondiale multipolare e come un sistema di valori religiosi, culturali e comunitari intorno ai quali gli individui possono plasmare la loro identità individuale e sociale.
L’Eurasiatismo
Sul piano geopolitico la Quarta Teoria di Dugin si struttura come eurasiatismo che, come accennato, è un assetto geopolitico multipolare su scala mondiale in opposizione al processo globalizzante che tende a instaurare un assetto geopolitico mondiale unipolare. Alla base della geopolitica di Dugin vi sta una filosofia della storia che vede contrapposte le civiltà “telluriche”, legate alla Terra, a quella “talassocratiche” legate al Mare. La storia è piena di scontri tra “civiltà di Terra” e “civiltà di Mare”, poiché presentano visioni del mondo contrapposte, come ad esempio lo scontro tra l’Impero Romano, potenza di Terra, e Cartagine, potenza marittima.
Oggi questo scontro “meta-storico” si configura come una contrapposizione tra l’occidentalismo atlantista anglo-americano e globalizzante, civiltà talassocratica per eccellenza, e l’eurasiatismo, che vorrebbe proporre un modello alternativo a quello talassocratico, che rispetti l’attaccamento alla propria Terra e alla propria Tradizione di ogni popolo.
“Occidentalismo” e “Eurasiatismo” (così come “Oriente) sono concetti geopolitici, non geografici: il primo coincide con la modernizzazione, la fiducia nel progresso economico-tecnologico e un sistema di valori che privilegia i diritti individuali, mentre il secondo è un antioccidentalismo che ha conosciuto la modernità e la rifiuta in nome della Tradizione (in questo caso slavo-ortodossa).
Il grande spazio e i principi alla base dell’eurasiatismo
Rifacendosi al concetto di “grande spazio” elaborato da Carl Schmitt, Dugin prospetta una suddivisione del mondo in sfere d’influenza. Il “grande spazio” coincide con i limiti naturali e storici delle civiltà, infatti ogni civiltà umana ha il suo grande spazio. Questo assetto geopolitico favorirebbe la creazione di un mondo multipolare e porrebbe fine al cosiddetto processo di mondializzazione, ovvero l’imposizione planetaria della politica e della cultura americana arbitrariamente ritenuta universale.
I principi alla base dell’eurasiatismo di Dugin sono quelli dell’autonomia delle culture e di autodeterminazione dei popoli: esso è una visione del mondo che valorizza e preserva le pluralità culturali umani in opposizione alla mondializzazione.
Ogni “grande spazio” si struttura come una coalizione di Stati, una federazione e un “Impero democratico”. La nozione di “Impero” è ricavata dalla pre-modernità e può suonare strana e anacronistica per noi occidentali, abituati a concepire il passato e la tradizione come peggiori rispetto al presente. Non è per niente strano usare tale termine per Dugin, poiché la cultura russa non ha rotto con la tradizione ortodossa, ma anzi si identifica con essa. Il senso comune occidentale concepisce l’Impero come una forma statale centralizzata e gestita in modo autoritario dall’Imperatore. Il pensare che la pluralità sia garantita soltanto in un regime repubblicano-liberale è un pregiudizio occidentale creato ad hoc per supportare il processo di mondializzazione.
Per Dugin “Impero” vuol dire “spazio che garantisce la molteplicità delle culture e delle visioni del mondo”, dunque esso ha una connotazione democratica. Egli professa la creazione di un grande spazio eurasiatico, un Impero democratico che rappresenti un’alleanza dei popoli e delle civiltà contro il mondialismo, in modo tale da sopperire al deficit di sovranità di cui i singoli stati nazionali soffrono proprio a causa della mondializzazione. La democrazia a cui si ispira Dugin è quella organica che permette la partecipazione del popolo alla vita e al destino della propria cultura, una democrazia sostanziale e non solo formale e rappresentativa.
Rapporti Russia-Europa
Abbiamo dunque individuato nell’opposizione alla mondializzazione uno dei punti per i quali Dugin è scomodo per l’Occidente a guida americana, l’altro motivo è quello che Dugin prospetta riguardo i rapporti tra Europa e Russia. Dugin afferma senza timori che un europeo con un minimo di coscienza politica, tra occidentalismo atlantista e eurasiatismo, dovrebbe scegliere quest’ultimo.
L’eurasiatismo per l’Europa vuol dire liberarsi dall’influenza americana e costituire un suo “grande spazio” indipendente e autonomo, ispirato ai principi di autonomia locale. Ovviamente questo, per l’Unione Europea filo-americana, neo-liberale fino all’osso e governata in modo centralizzato, è un argomento scomodo, poiché l’UE si basa su un modello politico-economico unitario da imporre a tutti gli Stati membri, mentre l’eurasiatismo prevede la compresenza di una molteplicità di modelli politico-economici anche all’interno di un singolo Grande spazio.
È vero che Dugin considera gli americani e il mondialismo il nemico da combattere, ma non è un nemico eterno e assoluto, poiché l’inimicizia deriva dalle circostanze. Se gli americani rinunciano al loro progetto di egemonia mondiale, non vi sarà bisogno di considerarli nemici, ma anzi diventerebbero un partner diplomatico e commerciale e avrebbero autonomia nel loro grande spazio. L’atlantismo “talassocratico” americano è per Dugin un sistema per uccidere i popoli, non solo una politica egemonica a livello geopolitico ed economico, l’eurasiatismo invece è la risposta a questo processo a partire dal recupero delle specificità e differenze culturali da parte di ogni popolo, in modo tale da porre fine allo sradicamento causato dal mondialismo.