Il turismo in Sicilia fattura solo 4 miliardi contro i 49 miliardi della Lombardia: partiamo dai numeri e proviamo a riflettere.
I dati
È di circa 132 miliardi di euro in un anno il fatturato sviluppato dai comuni turistici in Italia. Lo rivela un interessante documento elaborato e presentato nel mese di Agosto 2018 dalla Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi in collaborazione con l’Istat ed il Bureau Van Djik.
Sono 2821 (1 comune su 3 in Italia) le mete prese di mira dai turisti italiani e stranieri: dal mare alla montagna, alla collina, laghi e terme, passando per le città d’arte fino alle località religiose. Secondo la classificazione Istat delle località turistiche per l’elaborazione dei flussi dei visitatori, si contano
350 città d’arte,
705 località collinari e
1216 montane,
326 comuni marittimi e
130 lacuali,
90 località termali a cui si aggiungono
4 località religiose, che mettono in moto
oltre 540 mila imprese turistiche.
Sono infatti coinvolte in Italia circa
280 mila attività di commercio al dettaglio ,
40 mila imprese della ricettività,
oltre 182 mila ristoranti,
4405 società di noleggio di auto e biciclette,
2222 servizi di biglietterie, di prenotazione e guide turistiche,
9387 attività creative e artistiche e di intrattenimento, più di
25 mila attività sportive e
131 stabilimenti termali.
Tutti questi dati testimoniano una fitta rete di imprese che cresce, grazie anche ai flussi turistici che in un anno sono saliti dello 0.4%, e dello 1.9% negli ultimi 5 anni. Sopratutto tale crescita si evidenzia in Lombardia (49 miliardi di euro, di cui 43 solo a Milano), seguita dal Lazio (circa 20 mld), Veneto (circa 14 mld), Toscana (circa 9 mld), Emilia Romagna (circa 7 mld).
Infine,
la nostra Sicilia con quasi 4 mld di giro d’affari. Meno di un decimo dei valori lombardi. Sebbene la nostra Sicilia non sta a guardare e, nel settore turistico, può vantare qualcosa come
74 mila imprese. I giri di affari più grandi sono registrati a
Catania (1.49 mld di euro) e
Palermo (1.33 mld), che rientrano cosi anche nella
top 20 delle città italiane con i maggiori business legati al turismo.
Il gap con la Lombardia lascia comprendere che esistono grandissimi margini di miglioramento. Indubbiamente un maggior collegamento tra le istituzioni ed i privati, una maggiore programmazione della Politica, potrebbero rendere l’industria turistica uno dei volani dell’economia siciliana.
La Sicilia ed il mercato turistico
La Sicilia, come è noto, ha una estensione territoriale di circa
26000 kmq contro i 386 kmq della sola Malta. Eppure le presenze turistiche della Sicilia sono sostanzialmente della stessa entità di quelle maltesi (nell’ordine dei 14/16 milioni). Evidentemente è da qui che si dovrebbe anche partire, rendendosi conto che qualcosa non funziona: e certamente qualcosa che non funziona c’è, perché, per esempio,
è strano molte volte vedere le campagne di comunicazione di promozione del territorio regionale non nelle sale d’attesa dei grandi aeroporti internazionali ma nelle sale d’arrivo degli aeroporti siciliani!
Pur tuttavia, i positivi risultati di questi ultimi anni testimoniano che il ”
Brand Sicilia” ha una buona tenuta nel mercato internazionale. Il Turismo, strettamente correlato ai beni culturali ed alle produzioni alimentari tipiche, danno già oggi, come evidenziato dal documento della Camera di Commercio Lombarda, un evidente apporto significativo alla bilancia commerciale regionale e molto più potranno fare in futuro se le politiche locali e regionali saranno in grado di sostenerne la crescita.
La proposta
Si tratta di gestire questi settori di crescita con una visione, anche economica, d’insieme:
una sola dorsale coordinata attraverso una strategia unica, come più volte ribadito dalla Confindustria siciliana. Non è possibile, per esempio, che gli interventi siano parcellizzati tra 6 assessorati regionali e magari anche locali (attività produttive, agricoltura, turismo, beni culturali, formazione e territorio/ambiente) ed altrettanti dipartimenti. Sarebbe certamente più utile coordinare gli interventi di sviluppo di questi settori anche con
un coordinamento inter-assessoriale, vuoi con lo schema dell’Authority vuoi con altri schemi più informali.
In sostanza, al fine di non disperdere opportunità ed energie, sarebbe necessario una
maggiore ed effettiva organicità della progettazione ed attuazione delle politiche di sviluppo che rispondano in modo essenziale alla natura ”complessa e sistemica” del Brand Sicilia.
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Autore: Annibale Chiriaco
Imprenditore palermitano, classe 1965. È laureato con lode in Scienze Politiche, indirizzo Politico Internazionale. È Amministratore delegato di aziende familiari che operano da oltre un novantennio nel settore dello stoccaggio, del commercio e della distribuzione di materie prime alimentari (farine, semole e zuccheri). È stato dal 2002 al 2011 Vice Presidente Nazionale ed Europeo dei Giovani Imprenditori di Confindustria. È stato Consigliere di diversi Consigli di Amministrazione nei settori dell’Industria Cinematografica, delle Public Utilities e del settore Bancario. Attualmente è Vice Presidente Regionale della Piccola Industria di Confindustria Sicilia.