Ho avuto modo di intervenire varie volte sull’aeroporto di Birgi, l’atto conclusivo delle speranze di sviluppo turistico per quest’area sembrerebbe l’esito fallimentare della gara di co-marketing.
La regione dopo un balletto durato anni grazie alla presidenza Crocetta che ha portato al progressivo abbandono dello scalo da parte di Ryanair, ha stanziato, con l’attuale governo Musumeci,14 milioni che sarebbero dovuti servire per fare ripartire lo scalo.
Soldi, semplificando per i non addetti, che servivano ad incentivare l’apertura di nuove rotte sullo scalo trapanese.
Il crollo di viaggiatori dell’ultimo anno ha infatti determinato un calo di prenotazioni nell’ordine dell’70% nelle strutture turistiche. Siamo di fronte ad una crisi drammatica che porterà a chiusure e fallimenti se non si interverrà al più presto.
L’apertura delle buste ha reso noto quanto già tutti temevano: le offerte giunte sono relative a solo tre tratte sulle 25 proposte dal bando. Le offerte sono giunte solo Alitalia e Blue Air, che già operano sullo scalo, e solo per tratte già operative. Quindi il bando non è riuscito ad intercettare nessuna nuova compagnia e non è riuscito a spingere le compagnie già operative ad avviare nuove rotte. Il risultato pertanto è che gran parte dei soldi non saranno spesi, e quei pochi spesi, relativi alle tratte su Lombardia e Piemonte andranno in favore di rotte e tratte già presenti e quindi già di per se remunerative per le compagnie.
In pratica Airgest con a disposizione 14 milioni di euro non è riuscita ad attrarre un solo nuovo passeggero.
Ancora una volta dimostrata la tesi che non c’è un problema di risorse in Sicilia, ma di competenze.
Il fallimento è in primis dell’attuale CDA, che dovrebbe avere l’intelligenza ed il buon senso di dimettersi. Ma anche della politica tutta e dell’assessore al Turismo, che ha dimostrato di non sapere in alcun modo governare processi così delicati.
Se la politica non deciderà di tornare a scegliere gli uomini migliori, preferendo amici e collaterali non vedo futuro per la nostra terra.
Mi auguro che cittadini ed imprese del trapanese escano dal torpore che li ha visti silenziosi spettatori di questo tracollo, se non troveranno un modo per prendere in mano il destino del territorio, ormai è certo nessuno lo farà per loro.