Un noto e storico bar del centro di Palermo nega l’accesso alla toilette ad un uomo disabile affetto da tetraparesi spastica, poiché munito di semplice green pass (quello che si ottiene con tampone negativo).
Qualche giorno dopo, sempre a Palermo, un negozio di scarpe nega l’accesso ad un cliente munito di super green pass (fresco di terza dose), a causa di problemi tecnici con la scansione.
Fatti realmente accaduti a cittadini umiliati e feriti nella propria dignità, i quali preferiscono, per il momento, mantenere l’anonimato.
È legale e umano negare i servizi pubblici, privati e persino quelli igienici?
È legale richiedere l’esibizione e il controllo del certificato verde Covid-19?
Il Regolamento Europeo 953/2021
Secondo il Regolamento Europeo 953/2021, il green pass è nato per facilitare lo spostamento tra i paesi membri dell’UE, e non per discriminare gli utenti di un servizio locale a causa dei relativi trattamenti sanitari.
L’Avvocato Fusillo nel proprio sito mette a disposizione un prezioso e dettagliato vademecum per difendersi da questo ennesimo abuso.
Sui mezzi di trasporto, in banca, alle poste, al bar o al ristorante, il cliente ha il diritto di controllare a sua volta il controllore. Quest’ultimo, che sia il titolare o un suo delegato, deve essere munito di un documento attestante una nomina a responsabile del trattamento dei dati da parte del Ministero della Salute. Il controllore, inoltre, deve fornire all’utente una modulistica contenente l’informativa di cui agli artt. 12 e 13 del GDPR (General data protection regulation), in ossequio alla normativa sulla privacy.
Infine la scansione del qr code deve avvenire con un dispositivo utilizzato appositamente ed esclusivamente per procedere all’operazione di verifica, e quindi non con un cellulare privato!
Se non viene soddisfatta anche una sola di queste condizioni, il titolare è in difetto e non è autorizzato a verificare il green pass, né può negare la fruizione del servizio richiesto.
In caso di banche, uffici postali e mezzi di trasporto si configura il reato di interruzione di pubblico servizio. Il responsabile, dunque, deve dichiarare il proprio nome ai fini di una denuncia. Altrimenti si chiamano i carabinieri per procedere alla sua identificazione.
a cura di Rory
Rory è mamma e insegnante di lettere. PhD in Filologia Classica. Vanta un’infanzia bucolica e veterinaria che le ricorda quanto preziosa sia la massima epicurea “lathe biosas”. Crede in Dio quanto nei diritti inviolabili dell’uomo.