Lo scrivo perché lo immagino, lo scrivo perché lo so per averlo sperimentato: il turismo rurale, ben organizzato, può far da volano per l’economia dell’entroterra della Sicilia.
Servono strade, preservare la qualità dei nostri prodotti locali, alcune buone idee già funzionanti nel resto dell’Europa come l’albergo diffuso o l’homecooking, e il coraggio di crederci e investire. La Politica regionale, nazionale ed europea deve valorizzare le potenzialità dei nostri luoghi.
Io ho una casa in campagna, in un posto bello, essa stessa molto bella. Curarla e preservarne la bellezza è costoso. Talmente costoso che qualche anno fa ho deciso di metterla a reddito per coprire le spese di gestione. La bellezza è costosa, va compresa, curata, mantenuta. E da siciliani dovremmo ricordarcene.
Da Bisacquino
Non sono un albergatore professionista, ma un padrone di casa che ospita a casa sua. E questo ha generato soprattutto rapporti di amicizia e di legame tra me, i miei ospiti, il territorio. Sono amici per me, amici che vengono ospiti e contribuiscono alle spese di manutenzione della casa e della campagna.
In questi anni hanno frequentato casa mia persone le più diverse, dalle parti più diverse del mondo. Non sorprende che l’utenza sia soprattutto nelle classi medie ed alte. Persone che cercano il dettaglio, l’inusuale, la sorpresa di un mondo vero e non costruito ad hoc per loro. Se potete immaginare qualcosa di più distante dalla bellezza indiscutibile, ma ormai finta e da cartolina di Venezia, forse sono proprio i piccoli paesini rurali della Sicilia.
Negli scorsi giorni, una delle tante amicizie nate in questi anni con una scrittrice israeliana di New York è diventato un evento di impatto per il mio comprensorio.
Non l’ho ancora scritto, casa mia è nelle campagna dell’entroterra, quanto di più lontano esista dalle strategie, io credo sbagliate, del turismo siciliano. A Bisacquino, nel parco dei Monti Sicani. A pochi chilometri da Palermo, eppure in un altro tempo dell’anima.
A New York, Tel Avia, Città del Capo, Melbourne.
Ilana e Romy hanno deciso di celebrare il loro matrimonio a Bisacquino. Non Las Vegas, non a Venezia o Roma. Nasce come un piccolo matrimonio con pochi intimi. Come da rituale invitano comunque tutti gli amici, certi che un invito in un posto sconosciuto in una terra lontana ridurrà le presenze ai familiari stretti. Ma non va così, e già questo dobbiamo considerarlo un interessante monito a noi siciliani. Accettano l’invito ben 116 invitati provenienti da Israele – Gerusalemme, Tel Aviv, Rehovot, Reut, Yafo, Kiryat Shmona, dagli Stati Uniti – New York, Chicago, Washington, Boston, New Jersey, Virginia, Maryland, Connecticut, Vermont, Filadelfia, dal Sud Africa – Città del Capo, dalle Filippine – Manila, Australia – Melbourne, e finanche dall’Europa – Goettingen.
La promessa di matrimonio, con un rito ebraico molto sentito da tutti i presenti, è avvenuta tra gli ulivi un po’ prima del tramonto. Uno scenario incantevole. Ero emozionato io, potete immaginare quanto lo fossero loro.
Sì, in questo modo di fare turismo ed accoglienza sono stato un fornitore di servizi, un amico che ha risolto le mille incombenze pratiche, un invitato ed un cerimoniere: abbiamo invitato, infatti, anche i sindaci dei paesi limitrofi, Bisacquino, Chiusa Sclafani e Giuliana.
Nel poco abbiamo tanto da offrire: l’occasione di vivere come si viveva una volta, senza stress, con i prodotti genuini dei luoghi, i sapori delle ricette delle nostre nonne, prendendo una lattuga e un pomodoro direttamente dall’orto. Dobbiamo capire che tutto questo non ha prezzo per un Newyorchese: mangiare pasta con i “tenerumi” (le foglie delle zucchine lunghe) che in nessuna parte del mondo mangiano o una ricotta ancora calda è un lusso che nelle grandi città neanche i più ricchi possono permettersi.
L’anno scorso ho detto ai miei amici Ilana e Romy che la felicità è nella condivisione di un buon pasto, di un sorso di vino con gli amici e in piena salute. Tutto il resto è secondario.
Lo avranno detto ai 116 invitati che, probabilmente, ne saranno stati più che convinti da questa festa così rurale e fuori dagli schemi.
La Sicilia è un posto meraviglioso, e questo è il turismo del domani che dobbiamo essere pronti a proporre e sviluppare.
Auguri a Ilana e Romy e in bocca al lupo alla nostra Sicilia.