Un manipolo di politici del Movimento 5 stelle e congiunti, attraverso la società Poseidonia, ha acquistato all’asta un ecomostro a Bagheria per farne un hotel. Tra i soci il sindaco di Bagheria ed un parlamentare nazionale membro della Commissione ambiente della Camera dei Deputati, entrambi eletti nel Movimento 5 stelle.
Il sindaco Patrizio Cinque dichiara: «Il mio intento è sempre e comunque valorizzare e riqualificare il territorio […]. Come privati cittadini, costituiti in società […] abbiamo ottenuto l’assegnazione dell’immobile, che oggi dopo anni di incuria è un ecomostro, per riqualificare la zona e farne una struttura ricettiva… Mi auguro che questa scelta privata ed imprenditoriale ed assolutamente legale e corretta non venga strumentalizzata per attaccarmi politicamente».
Di quell’immobile non è l’incuria a farne un ecomostro, ma il luogo in cui è costruito.
Un mio amico architetto mi ha suggerito l’ipotesi, e mi chiedo se altri architetti sarebbero d’accordo, che l’acquisizione dell’ecomostro è solo un modo per acquistare volumetrie in un’area che alla luce dell’attuale normativa non potrebbe essere mai edificabile. E questo grazie alla legge fallimentare che opera in deroga alle norme del Testo unico in materia edilizia.
Sulla legittimità normativa dell’intervento, pertanto, nessuno può eccepire nulla.
La Poseidonia, come quella che personalmente reputo la peggiore Italia, proprio quella che il Movimento 5 stelle intendeva combattere, utilizza tutte le fragilità della legge e tutte le opportunità concesse dalla circostanze per dare forma ad un intervento che è visibilmente contrario all’interesse collettivo, e lo fa sfruttando i vulnus delle procedure amministrative.
Proprio a Bagheria, ricordo, il Sindaco tentò delle variazioni del Regolamento, per fortuna impugnate dalla Regione, che di fatto svuotava il senso degli espropri, consentendo a chi aveva commesso l’abuso di mantenere l’uso dell’immobile.
Ed è proprio in difesa di questo genere di iniziative che, nel corso della campagna elettorale del 2017, il candidato Cancelleri affermò il tema dell’”abusivismo di necessità“.
Sconfessando con quella esternazione lo stesso senso di essere un candidato 5 stelle e demolendo almeno una della 5 stelle, quella dell’Ambiente.
Perché, ricordiamolo, gran parte dell’abusivismo ha di fatto espropriato la libera fruizione delle nostre coste, distruggendo il nostro paesaggio costiero.
Tra i soci c’è poi un membro della Commissione ambiente del Parlamento, che investirà parte del suo emolumento in questa speculazione.
Direi, oltre il danno la beffa, in pieno stile italiano.
Ho necessità di dire, in difesa di tutti quei cittadini che hanno creduto nel Movimento 5 stelle, che questa deriva è ben lontana dalle ragioni che hanno fatto nascere il Movimento e dal processo che intendeva portare i cittadini onesti al controllo della cosa pubblica.
La triste vicenda dell’ecomostro di Bagheria credo rappresenti perfettamente la parabola del m5s siciliano: un movimento che nasceva per sviluppare l’idea di bene comune, finisce per diventare il luogo di interessi privati palesemente in contrasto con l’interesse della collettività e dell’ambiente.
Il costo umano che si paga ad una gestione superficiale dell’ambiente e del territorio lo abbiamo purtroppo appreso in questi giorni.
La deriva del Movimento 5 stelle regionale è sotto gli occhi di tutti, e solo chi è in mala fede dentro il Movimento può negarlo.
Il Movimento 5 stelle regionale è di fatto ostaggio di un piccolo gruppo che ne ha preso il controllo e, come i potentati della vecchia politica, lo piega alle proprie istanze. Quel potentato trova nel bagherese la sua forza motrice.
Questa, come altre occasioni, è un po’ la misura di politici non di professione che, devo dire abbastanza in fretta, hanno appreso i rituali e le metodiche della vecchia politica, tesa da sempre a costruire la sua rete di potere a prescindere dalle istanze del popolo e della base, o almeno di quella sopravvissuta alle “mannaie di marzo”.
Nessuno ha più il coraggio di ricordare che tra i collaboratori di punta del gruppo parlamentare vi sono ex deputati rei confessi di avere contraffatto delle firme. Quando i loro avversari politici, per i medesimi errori o leggerezze o nefandezze, definiteli come volete, sono stati allontanati dal Movimento a calci nel sedere.
Nessuno ha il coraggio di chiedere al vicepresidente dell’ARS notizie della sua doppia indennità, secondo il regolamento interno del Movimento chi ricopre cariche istituzionali dovrebbe rinunciare alla doppia indennità, cosi hanno fatto sia Fico che Taverna rispettivamente in qualità di presidente della camera e vice presidente del Senato.
Nessuno ha il coraggio di far notare questa discrepanza di comportamenti tra Roma e Palermo.
Esiste qualche siciliano che conosca il modo in cui siano stati spesi i soldi che nella precedente legislatura erano destinati allo sviluppo delle microimprese?
Il fondo delle microimprese è stato istituito durante il governo Letta, si tratta di un fondo pubblico ed i parlamentari nazionali eletti nel Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura depositavano parte dei loro emolumenti all’interno di questo fondo.
Essendo un fondo pubblico, una volta depositati le somme i parlamentari non avevano più la possibilità di gestire personalmente e direttamente questi fondi, questo mi sembra un aspetto ovvio, i soldi vengono restituiti allo Stato che li impegna per lo sviluppo del microcredito.
Purtroppo in Sicilia le cose non funzionano così ed i parlamentari del Movimento 5 Stelle eletti in Sicilia all’Assemblea Regionale Siciliana decisero, durante la scorsa legislatura ed in barba ad ogni modello nazionale, di affidare ad una banca privata i fondi provenienti dai loro emolumenti, banca privata guarda caso presieduta da Steni Di Piazza, che oggi è senatore del MoVimento 5 Stelle. Un fondo privato quindi, depositato in una banca privata e sempre pronto ad essere utilizzato degli stessi parlamentari regionali.
A parte la “trazzera”, impossibile sapere come siano stati spesi i soldi “restituiti”: Avete mai sentito qualcuno affermare di essere stato aiutato o di essere riuscito ad iniziare un’attività lavorativa grazie a quei fondi?
Calcolando che su una cifra complessiva di 3.590.000 euro restituiti il massimo per ogni singola copertura di credito era fissata a circa 20000 euro, dovrebbero esserci oggi 180 microimprese nate grazie a quei fondi.
Che queste aziende di facciano avanti per favore, svelino la loro identità e ci tolgano ogni dubbio in merito.
Mi chiedo se non provino vergogna i vari eletti del Movimento 5 stelle che non sono intervenuti su questa ed altre vicende.
Mi chiedo se non provi vergogna Beppe Grillo, che più di tutti ha messo la faccia di garante del movimento, la sua coscienza dovrà rispondere alla storia per aver dato tanto potere a questa gente e non essere intervenuto quando era il momento di intervenire.
Caro Beppe, se è questo il modo di essere garante, mi spiace doverlo scrivere, non sei il garante delle centinaia di migliaia di persone che hanno creduto nel sogno 5 stelle, e sono in tanti ormai in Sicilia e nel sud Italia che vorrebbero dirti solo una parola, quella che tanti hanno sottoscritto ben due volte, quando dichiarasti guerra all’asfissiante ed ormai intollerabile perversione della politica, e quando sembravi il leader di un cambiamento di cui l’Italia e più che mai la Sicilia hanno realmente bisogno.
Non so se ricordi quella parola. Io sì.