Negli ultimi giorni la politica siciliana è attraversata da una bufera relativa alle quote di tonno assegnate alle tonnare siciliane e sarde. Bersaglio delle accuse bipartisan dei politici siciliani è l’On. Manzato della Lega, deputato e sottosegretario al Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, firmatario del decreto che ripartisce le quote di tonno per ciascuna tonnara. La polemica è sorta dopo l’assegnazione alla tonnara di Favignana di 14 tonnellate di tonno sulle 357 a disposizione per Sicilia e Sardegna. In sostanza FI, PD e M5S siciliani accusano la Lega di aver tradito i pescatori siciliani e di aver usato la provincia di Trapani solo come serbatoio di voti. Ma le cose stanno realmente così?
Il decreto dell’On. Manzato richiama a disposizioni di organi superiori, sia europei, sia internazionali. In particolare giocano un ruolo fondamentale le disposizioni dell’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici).
Perché è nato l’ICCAT e come funziona?
L’ICCAT è un organismo sovra-nazionale, composto da rappresentanti di 50 paesi sparsi in tutto il mondo (ne fanno parte Stati di varie regioni del mondo, dagli USA alla Cina, dalla Corea del Sud al Giappone, dalla Tunisia alla Costa d’Avorio), che posseggono flotte per pescare il tonno. Il compito dell’ICCAT è la salvaguardia del tonno sia come specie animale da preservare, sia come bene-merce. Dunque l’ICCAT ha alla base motivazioni ecologiste ed economico-razionali. In passato il tonno atlantico veniva pescato indiscriminatamente e gli Stati con flotte e tecnologie all’avanguardia o favoriti geograficamente si accaparravano la maggior parte del tonno, lasciando le briciole a chi arrivava per ultimo. Per questo motivo l’ICCAT, a partire dal 2006, ha istituito una quota massima di tonno pescabile annualmente, suddividendola in maniera equa tra gli Stati membri (in base alla capacità di lavorazione del prodotto di ogni singolo Stato). Senza questo provvedimento il tonno sarebbe stato pescato indiscriminatamente e alla lunga si sarebbe estinto come specie animale ed esaurito come bene-merce.
L’ICCAT ha autorità maggiore dell’EFCA (l’Agenzia Europea Controllo Pesca) ed è composto da un consiglio in cui sono presenti rappresentanti di tutti gli Stati contraenti. Tutti i Paesi UE contraenti l’ICCAT sono rappresentati da un singolo consigliere. Le decisioni dell’ICCAT, essendo un organismo sovra-nazionale, valgono come direttive sia per i singoli Stati, sia per l’Unione Europea.
La polemica intorno alle quote tonno
L’imprenditore Nino Castiglione, proprietario della tonnara di Favignana prima che diventasse un museo di proprietà della Regione Siciliana, protagonista della recente riapertura, afferma che “sperava in almeno 100 tonnellate di tonno” da lavorare e si dichiara amareggiato dalla quota di sole quattordici tonnellate. 14 tonnellate non bastano per coprire i 700.000 euro di investimento serviti per riaprire l’attività. A seguire il coro dei politici siciliani di tutti i partiti che accusano la Lega di aver di proposito assegnato una quota bassa alla tonnara siciliana, in favore delle tonnare sarde. Oltre a Bartolo (PD) che accusa il sottosegretario di aver cambiato le regole per la spartizione in corsa, e Corrao (M5S) che chiede l’intervento dell’On. Centinaio, Ministro per le politiche agricole alimentari e forestali, le accuse più gravi sono venute dall’onorevole Gianfranco Micciché.
Sulla faccenda della tonnara di Favignana Micciché è intervenuto duramente, offendendo gli appartenenti alla Lega etichettandoli come “buzzurri” e accusando la Lega di prendere in giro i siciliani. La sua tesi è che “solitamente sono i siciliani che prendono in giro gli altri”. Se è questa l’idea di “sicilianità” che Micciché ha in mente, la dice lunga sulla sua visione di politica quale mezzo per trarre profitto personale e non per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla sua minaccia di morte ai siciliani che hanno votato Lega.
Ma al di là delle minacce e degli spettacoli da cabaret, come stanno realmente le cose?
La ripartizione delle quote tonno
Nel 2017 l’ICCAT determina un aumento complessivo del pescato. Un negoziato che, se nei numeri assoluti vede aumentare le quantità pescabili dall’UE, è di fatto una sconfitta politica in quanto la percentuale totale per UE scende dal 59% al 55%, con danno sopratutto dei paesi costieri, Italia, Francia e Spagna. Nello stesso anno la Turchia ottiene l’assegnazione di una quota di fatto sottratta all’UE, anche qui per una debole gestione politica della trattativa.
In valore assoluto la ripartizione delle quota tonno, a suo tempo basata sulla media del pescato nel biennio 1993/1995, penalizza l’Italia, assegnandole il 26% del totale di fatto coprendo solo il 40% del potenziale produttivo della flotta italiana. Diversa sarebbe stata la ripartizione se si fossero usati i dati del biennio successivo. Il problema delle basse quote tonno italiane, che è uno schiaffo strutturale al sistema, ha quindi radici antiche e profonde.
Verrebbe da chiedere dove fossero i roboanti politici siciliani e le lore invettive quando queste suddivisioni cosi nefaste per l’Italia, il Sud e la Sicilia avevano corso. Parliamo di anni peraltro nei quali proprio l’On. Micciché ed il suo partito avevano ampi consensi elettorali.
Le menzogne sulle quote tonno ai danni della Lega
Micciché dichiara il falso quando accusa l’On. Manzato e la Lega di aver tradito i siciliani con l’assegnazione di sole quattordici tonnellate di tonno a Favignana. Come si evince dal decreto in questione Manzato agisce applicando le norme stabilite dall’ICCAT e accettate dall’UE applicando la legge in materia. Il criterio per la suddivisione delle quote di tonno è basato sulla pesca e la produzione di tonno da parte di esse nel triennio 2015-2017, periodo in cui la tonnara di Favignana è stata chiusa.
Nel decreto di ripartizione si stabilisce che una quota aggiuntiva di 29 tonnellate ancora disponibile venga divisa solo tra Favignana e Cala Vinagra (la tonnara sarda di nuova apertura), senza l’intervento del decreto la quota sarebbero state divisa in modo equo tra tutte le tonnare come previsto dalla normativa italiana, quindi l’intervento del governo di fatto favorisce le nuove tonnare rispetto a quelle già operative.
Per questo motivo la quota di tonno assegnata a Favignana non è altissima quanto auspicato da Castiglione ed ha parimenti ragione Manzato nel difendersi affermando che ha aiutato la tonnara di Favignana e quella di Cala Vinagra, assegnando loro una quota di tonno che non avrebbero dovuto avere in base al criterio di suddivisione preesistente al decreto.
Il vero nemico
L’occasione di Favignana è una occasione fin troppo ghiotta per un uomo di comunicazione come Micciché per raccontare una versione della storia a lui favorevole ma distante dalla realtà. Di fatto l’uso strumentale della vicenda da parte sua non deve fare perdere di vista che il problema ha radici antiche, e decisori molto lontani da noi. Ovvero il decennio passato e l’UE e IACCT. Trova tra i responsabili quella classe politica della quale Micciché è stato uomo di punta in Sicilia che non aveva adeguata capacità di visione, distratta da altro come sembrano confermare certe cronache.
Pur in questa assenza di visione che ci lascia la Sicilia in ginocchio ci sarebbe piaciuto comunque vedere pari determinazione in Micciché nella difesa della piccola pesca costiera, da sempre sacrificata rispetto a quella industriale, nonostante sia quella che è in maggiore sintonia con l’ambiente e con l’economia locale. Ma difenderla non avrebbe probabilmente dato la visibilità mediatica concessa dagli attacchi su Favignana contro il governo.
Chi vede nella Lega il nemico, perde di vista che il problema radica in Europa e servono forze politiche che abbiano l’intenzione e la forza di sedersi in Europa per cambiare la direzione generale delle scelte. La Lega è l’unico partito italiano che va in Europa a dar battaglia. Va anche tenuto conto che molte delle scelte di cui noi oggi paghiamo il conto radicano in tempi antichi, quando abbiamo mandato gli scarti della politica nazionale a rappresentarci, perché in bassa fortuna politica, o in bassa fortuna giudiziaria ed avevano bisogno di “proteggersi” dalla giustizia. Ricordo a tutti l’opinione diffusa che Bruxelles sia un cimitero per elefanti, per politici bollititi ed a fine carriera. E questo disinteresse ha generato il disastro che oggi subiamo.
Micciché ha un suo uomo a rappresentarci in Europa. Sarà interessante scoprire cosa quest’uomo saprà fare di buono per la nostra terra.
La Lega in tutto questo c’entra poco. Se c’è qualcuno da criticare è l’UE che ha avuto scarsi interessi sulla vicenda delle quote tonno, magari perchè la Germania non ha una tradizione di pesca, e con essa tutti i nostri politici che in questi anni non hanno vigilato e non sono intervenuti dove e quando i problemi avevano luogo. Tutto il resto appare a chi scrive solo polemica strumentale a fare confusione.