Il Cannolo è insieme alla Cassata, il dolce simbolo della Sicilia, una tradizione antica che probabilmente è legata alla presenza araba in Sicilia e certamente all’inventiva ed alla sapienza delle donne.
Beddi cannola di Carnalivari
Megghiu vuccuni a lu munnu ‘un ci nn’è
Su biniditti spisi li dinari
Ogni cannolu è scettru d’ogni Re
Lu Cannolu è la virga di Mosè
Cui nun ni mangia si fazza ammazzari
Cu li disprezza è un gran curnutu affè!
Così cantava un anonimo siciliano del XVII secolo per esaltare le doti del dolce simbolo della tradizione dolciaria siciliana che fa impazzire il mondo: il cannolo!
Per quanto bizzarro possa sembrare, la storia dell’origine del cannolo si divide tra concubine e monache di clausura in uno strano percorso che unisce harem e conventi.
Nella tradizione storica del dolce, quello che si mantiene costante è il riferimento a Caltanissetta come città natale del dolce. Alla ricerca dei luoghi nisseni che potrebbero essere stati la prima casa del primo cannolo, l’antico Castello di Pietra Rossa e il convento sono i più accreditati.
In arabo Caltanissetta si traduce con Kalt El Nissa, ossia “Castello delle Donne”, e questo ci riporta alla prima delle storie sul cannolo.
Tradizionalmente dentro gli harem degli emiri saraceni, le concubine trascorrevano il proprio tempo dedicandosi alla preparazione di deliziose prelibatezze per compiacere il principe.
Un giorno fu proprio una delle concubine che, decisa ad esaltare la virilità e le straordinarie doti mascoline del saraceno, preparò l’involucro tipico del cannolo, quella che in siciliano chiamiamo scorcia o scoccia; arricchito il dolce con crema di ricotta, che già si produceva in Sicilia, frutta candita, cannella, cioccolato e liquore ha creato una prelibatezza, non sapendo di stare inaugurando una millenaria tradizione dolciaria!
Gli arabi apportarono numerosi contributi alla tradizione culinaria dell’isola, ed infatti anche nel cannolo è possibile assaporare la tradizione speziata ed intensa della cucina medio orientale mischiata alle antiche tradizioni pastorali siciliane.
In seguito alla cacciata degli emiri da parte dei Normanni, gli harem dell’isola si svuotarono e molte concubine, rimaste ormai libere, si convertirono al Cristianesimo entrando così in convento. Qui potrebbero aver riprodotto e tramandato alle suore alcune ricette con le quali precedentemente seducevano e deliziavano gli emiri.
Questa interpretazione storica ci permette di stabilire un ponte con un’altra fonte relativa all’origine del cannolo, secondo la quale il dolce, confezionato sempre in territorio nisseno, sarebbe stato preparato dalle sapienti mani delle monache di clausura nel convento della città.
Secondo la storia le monache confezionarono il cannolo in occasione del Carnevale preparando una scorcia croccante, farcita di ricotta e cioccolato e ricoperta di granella di mandorle. Il nome del dolce sarebbe in questo caso da interpretare partendo dalla forma cilindrica che lo contraddistingue. Nella lingua siciliana, infatti, con il termine “canna” si indica il rubinetto delle fontane.
Durante la ricorrenza del Carnevale, per fare dispetti ai passanti, sembrerebbe che le canne delle fontane venissero riempite di ricotta così da sorprendere gli avventori; da questo scherzo l’idea della forma del dolce e quindi il suo nome.
Secondo entrambe le tradizioni, quella che possiamo definire senza dubbio di smentita la più famosa tra le specialità dolciarie siciliane, sarebbe nata dall’inventiva e dalla sapienza delle donne, spesso ancora oggi depositarie dei segreti dell’arte culinaria dell’isola, dove tra un assaggio e l’altro è possibile rintracciare le più profonde radici storiche e culturali.