A Contessa Entellina, un piccolo centro dell’entroterra palermitano, è in corso un esperimento di gestione del Castello di Calatamauro da parte di una associazione di giovani del territorio. Un modo per mettere finalmente a frutto le bellezze trascurate e dimenticate della nostra Sicilia.
Il Castello di Calatamauro e l’entroterra palermitano
A Contessa Entellina abbiamo realizzato itinerari da un antico mulino ad acqua al Castello di Calatamauro. L’esperienza è gestita dall’Associazione Vivere Slow, di cui sono presidente, in un’area di circa 10 ettari con la collaborazione di tanti enti pubblici in sintonia con le aziende del territorio.
Si tratta di tanti itinerari, che vi invitiamo a visitare, con varie spettacolari tappe: Entella, Santa Maria del Bosco, la Valle del Belice e il Parco dei Monti Sicani con i suoi fantastici paesaggi. Ad ogni tappa ci si può fermare, oppure si può continuare e scoprire il torrente Senore, il piccolo teatro di balle di paglia, fermarsi con gli asini, sentire il profumo della rosa di Calatamauro, arrivare al Castello e poi salire fino all’ultima torre per osservare le stelle, assaporare i vini e i prodotti locali e vivere il fantastico paesaggio lungo il percorso.
Un percorso di scoperta, una scoperta a tratti faticosa, per ritrovare il rapporto con la natura e perdersi tra il profumo dell’origano, della “nipetedda”, l’artemisia o in primavera raccogliere l’asparago selvatico di Calatamauro. Questa piccola avventura è già tappa della Trasversale Sicula, la strada che taglia la Sicilia da Kamarina a Mozia.
La gestione è fatta non con lo spirito di tecnici ma da interpreti e custodi del territorio, e ha come obiettivo primario la sostenibilità anche economica. Perché noi crediamo che svincolare i progetti dalle sovvenzioni sia l’unico modo per creare per far durare i progetto nel tempo.
Lo spirito del progetto
Con i fondi Ministeriali, usati per lo start-up, sono state acquistate le attrezzature e formati gli operatori. Con gli eventi, le escursioni, le partnership con le aziende si possono a regime ricavare i fondi per una gestione ottimale.
Una gestione che cerca di stimolare i giovani ad investire nel territorio, e stiamo già attivando forme di accoglienza turistica usando i locali della Parrocchia SS. Annunziata e S. Nicolò, “ad aprire” altri luoghi, a creare altri percorsi. L’entroterra è splendido, se sarà abbandonato sarà una perdita gravissima per tutta la Sicilia. A parte il potenziale economico va ricordato che, se nessuno curerà l’entroterra, gli effetti di questa incuria si vedranno sulla costa, sotto forma di smottamenti ed erosione.
La nostra gestione punta a monitorare la partecipazione dei soci affinché l’associazione sia per i ragazzi una palestra per la loro futura impresa: si fa coaching, si registrano costi-benefici, si raccolgono dati per migliorare nel tempo l’offerta, si lavora in rete condividendo contenuti.
Una occasione nella quale i giovani si mettono in discussione, e loro stessi inventano soluzioni e capiscono che qualsiasi cosa si faccia nella vita, con il giusto impegno si può salire fino “in cima” e trovare le stelle. Per farlo occorre mettersi in gioco ed investire il proprio tempo e fatica, maggiore in luoghi lontani dai centri cittadini della regione, nei quali ogni risultato, anche in termini di ritorno di comunicazione costa il doppio.
Per questi motivi è essenziale che l’area di intervento siano luoghi che stimolino l’identità, che appartengano al territorio. Perché riconoscendolo come proprio e ottenuti risconti economici possano nascere nuove iniziative.
Il nostro castello è un luogo molto frequentato negli ultimi anni, ma soffre, come tanta parte della Sicilia, dei problemi legati alla poca sensibilità della pubblica amministrazione. I confini dell’area di esproprio non sono definiti e non si è riusciti nei cinque anni di gestione a definire quella che è l’area privata da quella pubblica, questo impedisce la recinzione e l’utilizzo del bene per altre attività oltre a quelle escursionistiche. Rende impossibile investire per migliorare la fruibilità.
Prospettive per la Sicilia
Certo, se poi ci guardiamo intorno ci rendiamo conto che altri beni con tantissime potenzialità restano nascosti, sconosciuti e che non diventeranno mai a queste condizioni un volano per l’economia locale. Mi riferisco ad esempio alle Case Pomo nel parco dei monti Sicani e alle altre case in pietra ristrutturate all’interno del parco stesso.
Riteniamo inconcepibile come in un territorio con una fortissima emigrazione, a rischio spopolamento, i propri gioielli rimangano chiusi, “non fruibili”, non visitabili, recintati e non vengano invece affidati ai giovani che vogliono fare impresa. Mi riferisco anche al quartiere ristrutturato a Contessa Entellina, alla parte pubblica gestita della Diocesi di Monreale dell’Abazia di Santa Maria del Bosco, un posto straordinario, che potrebbe essere un centro di ospitalità di grande valore aggiunto, un volano significativo per il turismo locale. La mancanza di un approccio diverso, la mancanza di un progetto di utilizzo spegne qualsiasi interesse. I giovani non hanno interlocutori e spesseo nemmeno risposte e preferiscono andare a cercare fortuna al nord o all’estero.
Allargando l’orizzonte e pensando a tutta la Sicilia immagino quante strutture e beni potrebbero essere un’opportunità per i giovani, penso alla grande struttura del Castello di Giuliana, al grande patrimonio di Chiusa Sclafani e a tutti i posti che se sono accessibili e aperti non sono inseriti in un circuito, sono isole nel deserto. Quello che manca è un progetto di sviluppo e la volontà di realizzarlo. Troppo spesso infatti i beni vengono ristrutturati e lasciati chiusi nel silenzio e nella distrazione collettive.
Il mio è un appello per il rilancio della nostra Isola. Come abbiamo fatto finora non funziona. Bisogna osare. Bisogna rompere il silenzio e il disinteresse e “dare” i beni pubblici in gestione ai cittadini, non servono cattedrali nel deserto, serve un progetto, una rete, la volontà di realizzare iniziative virtuose, sostenibili che diventino volano per i tantissimi prodotti di eccellenza della nostra terra.
Non servono canoni per le amministrazioni, serve un controllo sulla gestione e sui risultati di gestione, serve premiare chi lavora alla luce dei risultati concreti. Servono le “chiavi” e le strade per raggiunge questi luoghi. Serve dare fiducia alle nuove generazioni riscrivendo il patto sociale con le amministrazioni. E seguirà lo sviluppo. Se riusciamo a ri-conquistare il nostro territorio e a rompere il silenzio attorno a tanto disinteresse costruiremo la Sicilia del futuro.
Abbiamo scelto l’asino del logo dell’Associazione Vivere Slow, perchè era stato dimenticato dai Siciliani e oggi ci porta a riscoprire le nostre radici e a ritrovare la bellezza dimenticata della nostra terra.
La Sicilia è splendida, visitate l’entroterra, saprà sorprendervi ed emozionarvi. Vi aspettiamo a Contessa Entellina!