Entro il 27 dicembre il governo è chiamato a emanare un decreto attuativo della Legge delega per il riordino del settore dello Spettacolo, approvata con larga maggioranza dal Parlamento l’8 novembre 2017, nella parte che prevede “il graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle attività circensi e dello spettacolo viaggiante”. Il decreto dovrà stabilire quali sono le modalità e i tempi di questo superamento.
Le associazioni animaliste da tempo sono impegnate in questa battaglia di civiltà, che coinvolge, secondo stime della LAV, circa 2000 animali detenuti in un centinaio di strutture circensi. In Europa 21 stati e 50 in tutto il mondo hanno già introdotto, con diverse modalità, il divieto di utilizzo degli animali nei circhi.
La FVE – Federazione Veterinari Europei ha dichiarato che nei circhi non esiste la possibilità che il benessere degli animali e il rispetto delle loro esigenze etologiche siano garantiti. Anche la FNOVI – Federazione Italiana Ordine dei Veterinari ha sostenuto la necessità di questo superamento: «Come medici veterinari, consapevoli del ruolo di garanti della salute, del benessere degli animali e della salute pubblica, vogliamo essere promotori di un approccio scientifico anche nell’ambito di attività definite “tradizionali” che nell’attuale contesto socio-culturale oltre ad essere anacronistiche, propongono una visione distorta del rapporto uomo-animale che non tiene in considerazione alcuna il rispetto delle esigenze etologiche degli animali. […] La soluzione non può che essere la progressiva dismissione degli animali dai circhi».
Inoltre, oltre 650 psicologi hanno firmato il Documento sulle valenze antipedagogiche dell’uso degli animali nei circhi, nelle sagre, negli zoo, dichiarando che «tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia», auspicando l’introduzione di un divieto dell’uso di animali in queste manifestazioni.
L’Eurogroup for animals, che unisce 54 membri provenienti da 24 stati europei, nel Rapporto “Gli animali selvatici nei circhi dell’Unione Europea. Problemi, rischi e soluzioni – 2017” conclude: «l’impiego di animali selvatici nei circhi non pone problemi soltanto dal punto di vista del benessere degli stessi, ma anche e soprattutto in termini di sicurezza e incolumità del pubblico. Incidenti riconducibili ad animali da circo si verificano regolarmente e frequentemente, con effetti di entità variabile sull’ordine pubblico, ferimenti o uccisioni di persone. […] vi sono anche crescenti dubbi sul valore educativo di questi spettacoli con gli animali, i quali possono avere un impatto negativo sulla percezione degli animali selvatici da parte del pubblico, soprattutto dei bambini, inducendo reazioni di gioia e divertimento alla vista di animali che si comportano in modo innaturale, sono in condizioni di disagio e vengono puniti».
I segnali della necessità e volontà di un cambiamento non provengono solo dal mondo scientifico. Dopo ben 150 anni di vita, lo storico Circo Barnum, molto famoso negli Stati Uniti, nel 2017 ha annunciato la chiusura definitiva, a causa anche del crollo della vendita dei biglietti, oltre che per problemi legati a denunce per maltrattamenti. Le persone sono sempre più sensibili al benessere degli animali e sempre meno interessate a spettacoli basati sul loro sfruttamento. Non a caso il circo contemporaneo più seguito al mondo è il Cirque du Soleil, un circo senza animali che basa il proprio successo su numeri incentrati sulle abilità acrobatiche umane e su coreografie spettacolari. Vanta 5000 dipendenti, 8 spettacoli in torunée e 10 spettacoli stabili.
Secondo dati Eurispes il 71,4% degli italiani (2106) è contrario all’uso degli animali nei circhi.
La società italiana è pronta a fare questo importante passo di civiltà.