Il personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è probabilmente il più amato dagli Italiani. Spesso, e a tutti noi, è capitato di sentire appellare i VVF con il nome di eroi, di angeli, così come tante sono le parole di stima ed apprezzamento che si spendono nei confronti degli operatori del soccorso, sempre più spesso impegnati ad affrontare situazioni ad alta criticità ed ad alto impatto emotivo.
Per quanto non manchi il riconoscimento del ruolo dei VVF e dell’importanza del loro impegno istituzionale accanto ad un pensiero che idealizza l’immagine dei vigili è necessario che ne scaturisca un altro più concreto.
Mi riferisco ad una riflessione attenta sui bisogni dei soccorritori che in primo luogo tenga bene a mente che il Corpo Nazionale dei VVF è composto da uomini, persone che vanno in soccorso di altre persone, ed in secondo luogo che per quanto nobile possa essere la loro attività istituzionale sul territorio essi vanno messi nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro nel pieno rispetto delle esigenze professionali ed umane.
L’annosa questione della scarsità delle risorse umane con conseguenti pesanti turnazioni e lunghi periodi di intervento, il precariato, così come la ridotta disponibilità dei mezzi di soccorso sono alcune delle richieste mosse da vigili che si che si muovono compatti verso il riconoscimento istituzionale dei loro bisogni di tutela da parte delle istituzioni che sosterrebbe il loro lavoro e la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Rimasti in pochi e con le sedi periferiche a rischio di chiusura è complicato garantire il buon funzionamento dei VVF così come eseguire tutti i servizi correlati alle fasi successive agli interventi territoriali con conseguente rallentamento della burocrazia caricata sulle sedi centrali.
Ulteriore conseguenza la relativa previsione dei ritardi nei soccorsi che non possono così essere garantiti ai cittadini in un tempo relativamente breve, ossia entro i 20 minuti, che sono quelli entro i quali è possibile che le operazioni di soccorso delle persone possano avere un alto tasso di riuscita.
E’ risaputo che il buon funzionamento istituzionale si misura in funzione della capacità di predisporre degli interventi protettivi e c’è da credere che gli interventi di cui il governo si è fatto portatore in accoglimento delle istanze dei VVF vada nella direzione di una velocizzazione della burocrazia, un generale miglioramento dell’organizzazione e la creazione di nuovi circuiti di collaborazione in grado di accrescere i livelli di efficacia.
E’ notizia degli ultimi giorni, non a caso, l’impegno preso dal nei confronti dei VVF, di accrescere entro il 2019 di 1500 unità le squadre dei VVF, l’investimento sulle infrastrutture, il rinnovo dei mezzi e delle attrezzature per la maggiore sicurezza a disposizione dei VVF.
Queste previsioni di intervento vanno quindi nella direzione di una crescita e del sostegno al Corpo Nazionale dei VVF, basti pensare che gli ultimi dati, relativi al 2018, restituiscono una fotografia non rassicurante rispetto alla copertura del territorio di squadre di soccorso; risulterebbero infatti poco più di 300mila i kmq sprovvisti di copertura comportando necessariamente dei ritardi nell’intervento sul territorio.
Psicosoccorso. Un’esigenza condivisa dalle vittime e dai soccorritori
Negli ultimi decenni si sta assistendo ad un crescente interesse nei confronti delle reazioni allo stress dei soccorritori.
Per la drammaticità e per la forte traumaticità della situazione della situazione in cui sono chiamati ad intervenire i soccorritori, i professionisti impegnati nella fase del post-impatto riferiscono delle reazioni specifiche che meritano di essere adeguatamente inquadrate e nei confronti delle quali bisogna intervenire.
Il potenziale distruttivo delle emergenze ambientali e civili
Ogni emergenza lascia un’impronta nel territorio così come nell’esperienza di chi ne entra in contatto siano essi le vittime, i superstiti o i soccorritori.
Tracce indelebili si imprimono nelle anime di chi ha fatto esperienza di situazioni tanto drammatiche quanto distruttive.
Di fronte all’enormità della tragedia i vigili del Fuoco operano in situazioni di immediatezza, di fretta, in un susseguirsi di eventi e situazioni che non lasciano tempo che all’azione e all’operatività delle operazioni di soccorso.
Al soccorritore si chiede preparazione tecnica, ma anche affidabilità, sensibilità, comprensione empatica, e tutto questo nel contempo dell’allestimento delle operazioni, della pianificazione e gestione del soccorso di persone con caratteristiche particolari (bambini, anziani, malati, disabili), delle azioni di coordinamento interistituzionale.
La normale fragilita dell’uomo che incontra la morte, la distruzione e la disperazione è un’esperienza che accomuna le vittime ed i soccorritori, ma mentre ai primi è permesso abbandonarsi al dolore ed alla tristezza spesso i soccorritori accantonano se non addirittura dissociano, seppure inconsciamente le emozioni connesse all’emergenza, come se non fosse loro concessa permessa alcuna debolezza dinanzi alle situazioni che sfuggono al controllo.
Colludendo, spesso inconsciamente con le aspettative salvifiche che le vittime attivano nei confronti dei soccorritori, l’attivismo onnipotente dei VVF comporta un carico emozionale che incide pesantemente sul benessere psicofisico dei soccorritori tanto che ormai da anni ha preso largo spazio l’idea che anche ai soccorritori, così come alle vittime sia da destinarsi un luogo ed uno spazio dove si possa permettere il riconoscimento e l’elaborazione delle emozioni suscitate da un evento traumatico o disastroso.
La ripetizione e il cumularsi di stress lavoro correlato possono influenzare la salute psicologica dei soccorritori.
Tutti coloro i quali entrano in contatto con l’esperienza traumatica delle catastrofi civili o ambientali necessitano di essere tutelati nei propri bisogni di essere accolti, ascoltati.
Ad entrambi è necessario fornire strumenti di prevenzione e promozione della tutela psicofisica ed in entrambi i casi, lo strumento preferenziale è senz’altro la formazione e l’incremento di una cultura della prevenzione che permetterebbe di alleggerire la complessità e l’intensità delle attività dei VVF, ed il ritorno ad una vita normale a vittime e superstiti.
Per quanto ancora ci siano molte cose da fare in questa direzione, la strada sembra quella giusta, il dialogo con le istituzioni è aperto e i VVF si dimostrano consapevoli e compatti perché vengano affermati i propri bisogni umani e professionali.