La manifestazione di Roma, segna un prima ed un poi nello scenario politico italiano.
A Roma nel corso della manifestazione l’Italia alza la testa, è stato rappresentato un disegno di Italia futura. Forse la prima volta da che mi ricordi dai tempi di Craxi e della prima repubblica, che un leader politico ha tracciato un piano ed un progetto politico chiaro. Come Salvini stesso ha detto, provando a guardare – seguendo il suggerimento di De Gasperi – non alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni.
Rialzare la testa per l’Italia vuol dire tornare a credere in se stessa. Ed i giovani cuochi sul palco sono stati un simbolo bellissimo ma anche forse l’indicazione di una strada, rappresentano le ambasciate di prestigio che ha l’Italia: la nostra cultura gastronomica che esportiamo ovunque e che tante volte, in giro per il mondo, mi ha dato un forte orgoglio di appartenenza.
Il disegno è quello di un paese che torna a giocare un ruolo in Europa e che rialzi la testa uscendo dall’idea di diventare un grande mercato per prodotti e produzioni fatte altrove. Una sovranità nazionale per partecipare al tavolo dell’Europa dei popoli. Ma che riconosce l’identità non come elemento di scontro ma come base indispensabile per il dialogo. Eugenio Bennato, musicista etno-folk, una volta in una intervista ha detto che per potere avere un linguaggio veramente internazionale, l’unica strada è usare il linguaggio della propria terra perché è l’unica cosa che ti rende unico. Perché – aggiungo io – se non puoi parlare di te non hai nulla da raccontare. E nel Vangelo è detto ama il prossimo tuo come te stesso. Il recupero dell’identità e della dignità è indispensabile per amarsi ed amare.
Se questa non è una visione politica ditemi quale è una visione politica.
Io so che il mondo della sinistra, nel quale mi sono riconosciuto per lungo tempo saprà reagire con posizioni pregiudiziali a queste parole: senza volerle ascoltare.
Fatto sta che a Roma non sono volate parole di odio, né parole divisive, ma l’invito ad una unità del paese. Ciascuno con le sue diversità, ma guardando tutti insieme all’interesse comune. Ho letto sterili parole di odio in alcuni commenti sui social. Quando bastava ascoltare il contenuto degli interventi per sospendere giudizi affrettati. Giudichiamo sui fatti. Giudichiamo se questo disegno verrà realizzato. Discutiamo della bontà di questo piano.
Ovviamente questo governo mette in discussione i potentati e gli interessi delle consorterie. Per loro non c’è futuro in Italia. Non sfugga che oggi una parte consistente dell’upper class si riconosce nella sinistra italiana.
Poco prima Giorgetti aveva detto: Non può esistere un governo che ha la fiducia dei mercati e non quella del popolo. E questa credo sia la cifra di questo governo populista, aggettivo che a me suona molto come complimento, ed anche di questa Lega, che devo confessare anche ai miei amici di sinistra, a me piace sempre di più.
La battaglia sull’Europa mi ricorda le manifestazioni che con rifondazione comunista facevamo contro i trattati di Maastrict. Ebbene si c’è stata un’epoca, ve la ricordate? In cui la sinistra era contro questo modello finanziario di Europa.
Salvini ha detto che sarà sempre dalla parte delle forze dell’ordine. E mentre sentivo queste parole mi è saltata in mente l’immagine della polizia francese che, in questi giorni, toglie i caschi e canta la Marsigliese in sostegno della battaglia dei gilet gialli. Ovvero l’idea che difendere le forze armate significa difendere chi ha il compito di difendere il patto sociale che ci unisce gli uni agli altri. Non mi spiego perché in questa deriva ideologica difendere le forze dell’ordine debba essere un patrimonio di destra e non del paese. E perché, come avvenuto a Palermo in questi giorni, depotenziale la forza, e quindi la capacità di intervento, di un vigile debba essere di sinistra e non semplicemente stupido.
Io sono ideologicamente di sinistra (anarchico in realtà), credo che l’ultima parola debba spettare al popolo, con tutti i rischi connessi, credo che il governo dovrebbe difendere l’interesse dei lavoratori, dei più poveri, di quelli che per nascita hanno meno opportunità. Credo che vada premiato sempre il merito. Da uomo di sinistra credo nella mobilità sociale, che la finanza ed il denaro non sia un valore, ma un disvalore se e quando prende il sopravvento sulla vita e sulla dignità delle persone.
Di tutto questo parlava il comizio di Roma di oggi. Di un modo diverso di pensare l’Italia dopo il ventennio berlusconiano, ormai per fortuna trascorso, ed il rigore idiota dei burocratismo europeo. C’è un piano per l’Italia. La Lega non è composta da sprovveduti all’arrembaggio.
Non so se quella descritta oggi sia l’Italia e l’Europa migliore pensabile. Quello che so per certo è che questo è l’unico disegno oggi in campo di una futura Italia che guardi alle prossime generazioni e non alla prossima campagna elettorale.
Ed è un piano destinato a trionfare se non verrà proposto un piano alternativo.
In questi giorni il popolo francese ha dimostrato cosa significa essere popolo. Ed il loro essere popolo ed unito non ha tolto nulla agli altri popoli europei. Semmai ci ha ispirati con l’esempio.
Mi auguro che l’Italia sappia trovare quella forza, e credo che in qualche modo la manifestazione di oggi sia stata in quella direzione.