Non so quanti conoscono il comma 22, introdotto nel nostro immaginario nel 1961 da Joseph Heller. In molti lo conosceranno nella versione fumettistica degli sturmtruppen. In pratica il comma 22 dice che puoi essere riformato e non andare in battaglia se sei un pazzo, ma uno che non vuole andare in battaglia non è un pazzo per cui non può essere riformato. Se Joseph Heller fosse stato italiano avrebbe risolto il paradosso apparentemente irrisolvibile con una deroga provvisoria a tempo indeterminato.
Nel 2000, con i ritardi tipici della Sicilia, l’amministrazione regionale è obbligata a recepire una legge nazionale, che prevede, per la burocrazia in Sicilia, il pubblico concorso per le assunzioni negli enti pubblici. La questione avrebbe costretto i dirigenti regionali per mantenere le loro posizioni a superare un esame nel quale le loro reali competenze fossero testate. La questione venne risolta alla siciliana (con la legge 10 del 2000), una legge transitoria che consentiva di considerare con funzioni dirigenziali alcune fasce di dipendenti in attesa che venisse espletato il concorso.
Secondo voi in venti anni c’è stato il tempo di espletare il concorso? (non rispondo lasciando a voi il gusto di rispondervi da soli)
Ma se la dirigenza della nostra regione agisse in deroga alla legge senza avere mai superato un esame come prescritto dalla legge stessa, saremmo legittimati a sospettare che non tutti abbiano tutte le competenze necessarie? Anche in questo caso lascio a voi il giudizio partendo dallo stato penoso in cui si trova l’amministrazione regionale.
Repubblica ieri riferisce di una trattativa tra dipendenti regionali e governo, in quanto per espletare le 130.000 pratiche in sospeso per la cassa integrazione i dipendenti regionali avrebbero chiesto una indennità di 10 euro a pratica. Spero non sia vero. Suona purtroppo verosimile. Una indennità aggiuntiva per svolgere delle manzioni per le quali ricevono già uno stipendio.
Io sono molto solidale con il governo regionale su questo fronte, perché è indubbio che la presidenza sia sottoposta in generale, ed in particolar modo adesso, ad una pressione enorme anche a causa di una macchina amministrativa ormai inadeguata e certamente non motivata. Sia chiaro io distinguo le responsabilità personali, da quelle dell’organizzazione. E mi risulta che spesso dipendenti molto competenti operino al di sotto dei propri standard a causa di una farraginosità del sistema ormai insostenibile. Quindi sia chiaro il mio discorso non è contro le persone, tutt’altro. Semmai punta a individuare e valorizzare i meriti degli inpiegati e di quanti in questi anni hanno operato con vento contrario. Però anche va puntato il dito verso quella parte della pubblica amministrazione che non riesce a concepire il ruolo di servizio del proprio impiego, interpretato piuttosto come occasione di potere.
La mia convinzione o speranza, fate voi, è che stiamo per entrare in una nuova fase, dopo il rancore probabilmente fin troppo acre verso la prima repubblica, le tante promesse non mantenute dalla seconda, e l’inconsistenza di questa sedicente terza repubblica, io credo che i tempi siano maturi per restituire, nell’organizzazione delle nostre istituzioni, il giusto ruolo a competenza e merito. Per farlo è necessaria una completa riorganizzazione della burocrazia. La burocrazia è la spina dorsale del sistema. Se non funziona la macchina si ferma. E lo sapeva bene Napoleone che non a caso ha costruito gran parte delle sue fortune proprio grazie ad una struttura burocratica agile ed efficiente.
Io credo che se oggi il presidente Musumeci, che ha ottenuto un grande rispetto per la serietà con cui ha gestito la crisi, avviasse una vera riforma della P.A. regionale e rivedesse le modalità con le quali sono assegnati gli incentivi, se procedesse con concorsi per ringiovanire i dipendenti e selezionare dirigenti competenti, se in pratica avesse il coraggio di superare la legge 10 del 2000, che è certamente uno dei tumori poco noti del nostro apparato regionale, sono certo che l’opposizione non avrebbe molte alternative se non sostenere questa azione.
L’inadeguatezza della burocrazia regionale, senza alcun offesa per i singoli dipendenti, è evidente a tutti, al di là del valore delle persone, che non discuto. Sono evidenti i bassissimi livelli di informatizzazione, per non parlare di alcune aree dirigenziali gestite troppo spesso come feudi personali, e che arrivano fino a casi di malaffare conclamati da arresti, l’ultimo che ricordo di qualche mese fa nel comparto agricoltura.
Notizie come questa degli incentivi per svolgere le proprie mansioni non lasciano increduli più di tanto, e questo dà abbastanza la misura della percezione che abbiamo della macchina burocratica.
Certo se fossero vere non farebbero onore a chi le ha avanzate, tanto più che questi ritardi strumentali pesano su famiglie allo stremo economico.
Credo che in questo tempo, di grande emergenza, possiamo mettere mano alle fondamenta. Il governo dovrebbe con coraggio affrontare una riforma dell’amministrazione regionale, e credo che se il presidente, facendosi forte del modo positivo in cui finora ha gestito la crisi, uscisse con un documento chiaro che spiega nel dettaglio come funziona adesso e come dovrebbe in futuro funzionare la macchina burocratica potrebbe solo avere il pieno sostegno di tutti.
Se il Covid-19 realmente ci lascia una certezza è che per ripartire dobbiamo riformare.