Birgi non è la catastrofe di un aeroporto trapanese ma la metafora di un’Isola bellissima, presa a calci da chi avrebbe dovuto amarla.
La Spoon River di una Sicilia che continua a distruggere ciò che di buono può venire dall’investimento privato e onesto. Assistere ad una Regione inerme difronte al collasso di un territorio ed alla polverizzazione di piccole imprese, che con sacrifici enormi, hanno sopperito alla latitanza di un’intera classe politica, è quantomeno bizzarro, altrove sarebbe scandaloso o non sarebbe affatto. Perdere per inerzia pubblica investimenti privati che danno occupazione in un momento in cui la mancanza di lavoro ha assunto proporzioni inquietanti è folle e non ha giustificazione alcuna.
L’ultima ‘anomalia’ si è consumata con lo scioglimento del consiglio di amministrazione di Airgest, società che gestisce l’aeroporto trapanese di cui la Regione Siciliana possiede il 99,9 per cento, in pratica tutto.
Visti i risultati fallimentari ci si sarebbero aspettate le dimissioni del Presidente Paolo Angius, invece è una consigliera, Elena Ferraro a tirarsi fuori,sostenendo che’ la linea politica a livello verticistico e non provinciale non risponde più a logiche di rilevanza sociale e di crescita del territorio trapanese ma a dinamiche che non mi appartengono’ Più chiaro di così! L’attacco alla Regione che non ha a cuore il territorio è evidente.
Ciò nonostante il presidente Musumeci, proprio lui che aveva sponsorizzato la candidatura della Ferraro, tace, non se ne cura, tratta la cosa con nonchalance.
E’ un atteggiamento possibile, ma che sottende una stima conquistata sul campo da un Governatore attivo e presente, così purtroppo non è mai stato.
Le uniche dichiarazioni di Musumeci suonano come strilli ‘ La Sicilia è perduta!’ oppure ‘Ci sono funzionari regionali che manderei in galera’ Accuse gravissime e senza il seguito di un solo nome.
Con lo stesso masochistico disprezzo il Presidente si rivolge ai trapanesi proponendo in alternativa alle 40 rotte nazionali e internazionali di Ryanair un servizio di scarico merci.
Stando così le cose, l’ultimo atto, il più atteso, è il nuovo cda Airgest.
E’ su questo che misureremo l’abilità del Governatore, ossia il suo riscatto o l’affondo definitivo.
Il nuovo cda eredita un aeroporto ai minimi storici (Birgi è ridotto a tre rotte, sufficienti a smaltire più o meno le esigenze dei pendolari) e un’enorme responsabilità nei confronti del territorio stremato dalla scomparsa del turismo. Giusto per avere un’idea il calo medio di presenze si attesta al 70 per cento ma ha raggiunto addirittura il 90 in questi giorni. Locali, birrerie, ristoranti, chi non ha ancora chiuso, se va bene. lavora nel week end.
Il vecchio cda Airgest per arginare o dissimulare il danno era arrivato al punto di auspicare una fusione con Gesap (la società che gestisce l’aeroporto di Palermo), soluzione che non solo non riscuote l’ interesse di Gesap, ma significherebbe la fine per lo scalo trapanese e la svendita di un bene pubblico che verrebbe assorbito al minimo del suo valore contrattuale. Mentre qualcuno paventa il rischio di una svendita ai privati dell’aeroporto, inutile girarci intorno, la nuova Airgest dovrà essere in grado di dialogare con Ryanair, piaccia o no il futuro dell’aeroporto trapanese si gioca sul ritorno della compagnia irlandese. E’ impensabile che Trapani possa fare eccezione rispetto al resto d’Europa, nessun aeroporto può fare a meno del co-marketing ed ogni scalo da Bruxelles a Varsavia a Bade Baden a Palermo ha costruito sul co-marketing le proprie fortune.
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