Negli scorsi giorni si è conclusa un’operazione della Guardia di Finanza che ha smantellato una pericolosa organizzazione criminale dedita alla tratta di donne nigeriane. Le ragazze nigeriane, desiderose di voler emigrare in Europa, venivano tratte in inganno: gli veniva promesso un lavoro dignitoso una volta in Italia, con il quale avrebbero ripagato il debito di 30.000 euro con l’organizzazione. Invece una volta in Italia, dopo essere sopravvissute alla traversata del Sahara e del Mediterraneo, le povere donne vengono coercitivamente costrette a prostituirsi.
L’operazione si è svolta anche a Napoli, Lecco e Bergamo, ma è Palermo a rappresentare il perno dell’organizzazione criminale nigeriana. La cosiddetta mafia nigeriana ha attecchito a Palermo, stringendo alleanze con la mafia locale, ed è stata negli ultimi mesi al centro della cronaca palermitana, dopo che due nigeriani affiliati si sono pentiti e hanno svelato l’enorme giro di prostituzione e droga gestito dall’organizzazione. Da Aprile ad ora è stato un susseguirsi di arresti, in particolare nel quartiere palermitano di Ballarò. Questa volta a finire in manette è stata una donna nigeriana di 35 anni, Elizabeth Terry, residente a Palermo, considerata il capo dell’organizzazione, suo fratello che la aiutava a “tenere in riga” le ragazze e alcuni italiani, tra cui un palermitano che faceva da autista per le prostitute e da palo, avvisando dei movimenti delle forze dell’ordine intorno alle zone dove le nigeriane sono costrette a prostituirsi.
La mafia nigeriana
La cosiddetta “mafia nigeriana” trova le sue origini nella città di Benin City, in particolare nell’università e nelle confraternite universitarie. I nomi dei gruppi criminali nigeriani in Italia rispecchiano quelli delle confraternite universitarie d’appartenenza, le più potenti sono la Black Axe,la Vikings, la Eiye e la Maphite. A Palermo sono presenti sia la Black Axe (a cui Lizzy sembrerebbe affiliata) e la Eiye, che tra fine Marzo e Aprile è stata duramente colpita dopo che una ragazza nigeriana ha denunciato il loro sfruttamento della prostituzione alle forze dell’ordine.
Immaginate cosa debba significare abbandonare la propria terra e la propria famiglia per necessità, ma con la speranza di poter lavorare dignitosamente, con la promessa di poter inviare una somma mensile alla famiglia che rimane in Africa e permetterle di sopravvivere, e trovarsi invece costrette a prostituirsi per strada dopo aver subito violenza psicologica ed essere sottoposte a riti iniziatici vodoo (che sull’immaginario nigeriano hanno un enorme impatto). Altro che sogno Europeo, le migranti vengono illuse e trattate come merce. Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche emergono particolari inquietanti, poiché i riti vodoo di iniziazione prevedevano anche schiaffi e pugni, oltre che il bere sangue mischiato ad altri ingredienti.
Questo fatto di cronaca ha dei risvolti politici importanti perché è da anni che la Lega denuncia che l’immigrazione clandestina favorisce la tratta di esseri umani e fino ad ora è stata sempre accusata di razzismo e discriminazione. I fatti mostrano che il pugno duro del Ministro dell’Interno Matteo Salvini contro gli sbarchi clandestini è più che giustificato e necessario, perché non fanno altro che aumentare i profitti dei vari gruppi criminali e creare condizioni di disagio per migliaia di individui.
È necessario fermare questa vera e propria tratta di esseri umani alle porte dell’Europa che ha causato migliaia di morti e vittime di violenze fisiche e psicologiche.
Il mercato del sesso in Italia
Dietro a questo fatto di cronaca non sta soltanto la questione della tratta di esseri umani, ma anche quella della prostituzione in Italia. Nel nostro Paese lo scambio di servizi sessuali in cambio di soldi non è considerato illegale (a patto che non avvenga in luoghi pubblici), lo è invece il favoreggiamento, lo sfruttamento e la gestione delle cosiddette “case chiuse”, illegali in Italia dal 1958 (Legge Merlin). Nei decenni successivi si è diffuso enormemente il fenomeno della prostituzione da strada, che è il luogo meno sicuro dove svolgere tale servizio. Le prostitute per strada hanno bisogno di protezione e a “tendere la mano” furono le varie organizzazioni criminali della nostra penisola. Con la crisi dell’URSS a fine anni ’80 e la successiva guerra tra i paesi dell’ex Jugoslavia degli anni ’90, arrivarono migliaia di prostitute dall’est Europa, alle quali si sono aggiunte donne provenienti dall’Africa, in particolare dalla Nigeria.
Un po’ di conti
Un’analisi del mercato della prostituzione in Italia del 2018 della CODACONS mette in luce quanto sia redditizio il mercato del sesso: si parla di un fatturato di 3,9 miliardi di euro e di circa 90.000 operatori in Italia con tre milioni di clienti. Durante il periodo della crisi economica 2007-2014 il fatturato del mercato del sesso è cresciuto del 25,8%, mentre il numero di operatori è aumentato del 28,5% (+20.000 unità). Il 55% delle prostitute sono straniere, che come detto provengono principalmente dall’est Europa e dalla Nigeria, il 60% delle prostitute lavora per strada, dunque è gestita da organizzazioni criminali e viene sfruttata. La spesa media da parte dei clienti è di 110 euro al mese, i prezzi delle prostitute variano a seconda delle prestazioni: le escort sono le più care (si parla anche di 500 euro per poche ore di prestazione), mentre le prostitute da strada sono le più economiche (in media 30 euro a prestazione). Stiamo parlando di un’enorme fetta di economia italiana che rimane “sommersa”, nel senso che non viene regolamentata e tassata dallo Stato.
Una nuova legge sulla prostituzione
Matteo Salvini ha di recente lanciato la proposta di voler legalizzare nuovamente le case chiuse riaffermando un progetto di legge della Lega che modificherebbe la nostra legislazione sulla prostituzione, riconoscendo quest’ultima come un mestiere al pari di tutti gli altri. Durante una trasmissione radiofonica su Radiodue RAI Salvini ha dichiarato: “ritengo che riconoscere che quello è un mestiere [la prostituzione], togliendolo dal controllo della mafia e dello sfruttamento, sarebbe opera di civiltà” e ha aggiunto: “se si sceglie liberamente di prostituirsi non sta a me dare giudizi morali. Ovviamente la violenza e lo sfruttamento sono un altro paio di maniche”.
Quali sarebbero gli effetti di una legalizzazione della prostituzione e della parificazione di essa agli altri mestieri? Le prostitute potrebbero iscriversi all’INPS, dichiarare ogni anno quando guadagnano e pagare le relative tasse: ciò significa che nelle casse dello Stato entrerebbero svariate centinaia di milioni di euro all’anno.
Al di là delle motivazioni economiche, a trarne maggiori vantaggi sarebbero le prostitute stesse: avrebbero accesso al sistema di previdenza sociale italiano, opererebbero in luoghi sicuri, con una clientela controllata e riceverebbero i controlli sanitari dall’ASL.
In sintesi: lo Stato ci guadagnerebbe un sacco di soldi, la mafia ne perderebbe altrettanti e le prostitute vedrebbero le loro condizioni di lavoro e di vita migliorate sensibilmente.