Malta, come ogni paese europeo Italia esclusa, nella questione migranti ha gestito in modo egoistico il rapporto con le convenzioni internazionali; è un piccolo stato ma è un esempio dei tanti. Malta opera a tutela di se stessa perché teme che come avvenuto per l’Italia verrebbe lasciata sola a sostenere il peso dell’accoglienza. Nel caso recente della Sea Watch ha accettato di assumersi le proprie responsabilità solo dietro l’impegno di altri paesi europei. Di fatto l’Italia si è sostituita a Malta nella gestione del suo mare, nella latitanza dell’unione Europea. Forse è giunto il momento di dire basta, che ogni paese faccia la sua parte e se uno stato è ritenuto troppo piccolo per operare sia aiutato dall’intera Unione e non solo dall’Italia. L’Italia non sta facendo passi indietro, ha solo smesso di fare da sola passi avanti.
Esiste uno Stato “sovrano e indipendente” nel Mediterraneo che dista pochissimi chilometri dalle coste siciliane, che si chiama Malta. Nonostante la sua appartenenza ai Paesi dell’Unione Europea, pensa di essere libera da ogni obbligo e vincolo nell’aprire le braccia all’accoglienza. E mentre Malta si lava le mani di fronte all’emergenza immigrazione, l’Italia, ed in particolar modo la Sicilia, ha sempre aperto i suoi porti, svolgendo un’esemplare servizio di accoglienza migranti. La domanda è lecita e chiede una risposta chiara.
Perché i migranti soccorsi non finiscono mai a Malta? Secondo la Convenzione di Amburgo, tutti gli Stati Costieri del Mediterraneo dovrebbero garantire l’operatività di un’area in mare e coordinarsi tra loro. Vorrebbe dire che ognuno di loro dovrebbe pattugliare il proprio tratto di mare, recuperare e accogliere i migranti. Nelle parole non vi è alcun dubbio, ma nei fatti le cose sono andate diversamente. Malta non ha mai messo in campo gli strumenti per pattugliare la propria area SAR , che ha un’estensione 750 volte più grande del suo territorio. E bene, l’Italia ne ha fatto le veci, coordinando 500 mila km quadrati con i propri sistemi di pattugliamento e relativo salvataggio.
Spesso i barconi si trovano in acque internazionali, ed allora cosa fanno le ONG? Chiamano Roma per un semplice motivo, Malta non risponde o dice no. In quel caso l’Italia è obbligata, secondo la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo e quella di Amburgo, ad intervenire, a prestare soccorso e dare relativa accoglienza ai migranti. Inoltre per non far sbarcare i migranti, La Valletta, fa leva su tanti altri fattori, tra cui sostiene di essere troppo piccola per potersi sobbarcare di costi troppo elevati per l’accoglienza.
Adesso è il momento di dire BASTA, di chiedere all’Europa di applicare i principi di rispetto dei diritti umani in mare anche a quei Paesi che sin ora non si sono impegnati nel salvataggio dei migranti.