Dopo l’attacco alla CGIL nuovamente le cellule di Palermo dei ViVi mettono sotto attacco un sindacato. Questa volta il bersaglio è la sede della UIL.
Cosa è successo?
Le mura della sede del sindacato sono state imbrattate con la frase “Sindacati traditori servi di un governo nazista” e “Non c’è scelta se la paghi con la perdita del lavoro”.
E con il simbolo ormai noto in città della doppia V cerchiata, che rimanda, come abbiamo spiegato (qui il link all’articolo) alla forza di lotta non violenta V_V.
Perché i sindacati sono sotto attacco?
Dopo l’attacco all’ordine dei medici di Palermo, e prima ancora al ministro Speranza adesso sotto attacco i sindacati. I ViVi agiscono con attacchi mirati (loro stessi definiscono attacco una campagna di murales contro un obiettivo). La scelta di un attacco non è mai casuale. Da una parte l’obbiettivo è la ricaduta mediatica. Che in questa circostanza è evidentissima: riporto di seguito la notizia come ripresa da ANSA Sicilia e dalle principali testate locali.
Dall’altra i ViVi individuano come nemici quanti direttamente o indirettamente avallino con le loro azioni le scelte governative sulla questione vaccinale e più in generale sulla limitazione dei diritti e delle libertà.
I sindacati sono rei agli occhi dei ViVi di non essersi opposti alle sospensioni dei lavoratori, e di non avere difeso adeguatamente il diritto al lavoro, che come è noto è tra i pilastri della nostra Repubblica. Ricordiamo che i sindacati sono intervenuti nella vicenda tamponi chiedendone la gratuità, e quindi implicitamente riconoscendone la legittimità. Inoltre sono note le posizioni a favore della vaccinazione.
Si spiega cosi questa campagna mirata contro i sindacati.
Una campagna che peraltro dura da diversi mesi in tutta Italia, come nel caso della di Pisa, Reggio Emilia, Piacenza, Torino, Modena, giusto per citarne alcuni.
Le reazioni dei sindacati
Durissime le reazioni della UIL: che definisce in un comunicato le frasi stupide ed intimidatorie: “Lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, cittadine e cittadini sanno bene che non siamo servi. Ma che siamo al loro servizio, per tutelare diritti e prospettive di sviluppo. La crescita di consensi e stima tra lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, cittadine e cittadini dimostra come alla Uil di Pierpaolo Bombardieri e a noi tutti vengano sempre più diffusamente riconosciuti coraggio, serietà, coerenza, linearità nel perseguire la nostra missione sociale. E questa è l’unica cosa che conta”.
Durissima anche la reazione della CGIL che si sente indirettamente tirata in causa per il fatto di essere già stata vittima di un attacco e di essere in completa sinergia con le scelte della UIL: “Esattamente un mese fa, nella notte tra il 6 e il 7 giugno, sono stati imbrattati i due portoni della nostra sede di via Meli – dicono il segretario generale Cgil Palermo, Mario Ridulfo e il segretario Francesco Piastra – e ancora una volta, gruppi sedicenti no vax, con un’azione di stampo fascista, hanno imbrattato una sede sindacale, questa volta della Uil. Esprimiamo la solidarietà di tutta nostra organizzazione alla Uil e stigmatizziamo questo comportamento che non è solo attacco alle sedi sindacali di Cgil, Cisl Uil ma è un attacco pericoloso alla democrazia e alle norme che regolano la nostra convivenza civile“.
Va rilevato che le reazioni dei sindacati vanno oltre l’autocommiserazione, hanno infatti denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine perché reprimano duramente questo “attacco alla democrazia”.
Considerazioni
A titolo personale e di NuoveVerrine, mi dissocio da azioni che siano in contrasto con la legge. Apro comunque alcune considerazioni. Una parte dei lavoratori italiani è stata sospesa dal lavoro perché non ha voluto rispettare l’obbligo surrettizio del green pass. Il problema lo hanno ancora i sanitari che sono sottoposti ad un obbligo vaccinale. I lavoratori sospesi, con cui ho avuto modo di confrontarmi, hanno lamentato il totale abbandono da parte delle istituzioni e l’assenza dei sindacati in loro supporto. L’unico sindacato italiano che si è schierato con i lavoratori è la FISI.
Pongo dunque una questione. In democrazia la difesa del lavoro è in capo ai sindacati. Se i sindacati vengono meno alla difesa del lavoro come primo obiettivo della loro azione nella società, stanno operando dentro o fuori i paletti democratici?
Possono dei murales (che, non vorrei essere frainteso, non difendo) essere tacciati di essere un “pericoloso attacco alla democrazia”? Non è forse parte dei processi democratici esprimere opinioni anche dure? L’epressione di opinioni controverse attraverso dei murales è certamente un reato. Ma è sensato considerare un reato un atto antidemocratico? Se il reato è contemplato e punito dalla struttura democratica del paese?
Il reato in questione è il reato di imbrattamento. Il contenuto invece trattandosi di opinione non è un reato. Possiamo dunque definire illegale, al limite incivile, l’azione di scrivere sui muri, ma io credo che definirla antidemocratica sia un grave errore di approccio al problema. Nessuno definirebbe un murales di Bansky un atto antidemocratico. Questo mi porta a pensare che i sindacati siano insofferenti all’idea che qualcuno (forse lavoratori sospesi, non possiamo saperlo) contesti il loro operato.
I sindacati potrebbero invece sfruttare questa critica come occasione costruttiva e dare ascolto e voce a quanti hanno perso il lavoro (difeso dalla nostra costituzione) per difendere la libertà di scelta (anche questa difesa dalla costituzione).
Sinceramente io ho delle riserve sull’operato dei sindacati, che fin troppo spesso sono andati a braccetto con Draghi ed il governo. Mi chiedo: sono queste perplessità un atto antidemocratico?