L’assenza di programmazione e di progettazione è alla base della politica siciliana. Questa improvvisazione trova il massimo della rappresentazione nella progettualità turistica. Un comparto che dovrebbe essere una industria è gestito quasi come comparto amatoriale.
Si dice che secondo la fisica il calabrone non potrebbe volare. Eppure non lo sa e continua a volare.
C’è grande entusiasmo per gli indicatori della crescita turistica della Sicilia. Percentuali a doppia cifra che pongono la Sicilia sui propri record storici, pari a poco meno di 15 milioni di presenze nel 2017.
Euforia che viene declinata nelle principali città siciliane. A parte il trapanese, che attraversa una crisi nerissima, con crolli del 90% connessi alla crisi dell’aeroporto di Birgi.
Sicilia e Canarie a confronto
La Sicilia rappresenta il 22% della costa italiana, pur avendo solo 8% del territorio, una costa che, isole incluse, vale 1.637 km per una superficie di 25.000 kmq. Le isole Canarie hanno una costa leggermente inferiore alla Sicilia, circa 1.500 km, un territorio che è un terzo, 7.200 kmq, e un terzo della popolazione. Nello stesso anno le Canarie valgono 16 milioni di presenze, pur non avendo le potenzialità che la Sicilia ha nei comparti del turismo rurale, culturale e gastronomico. Non sfugga inoltre il dato che non è un dettaglio, ovvero che la permanenza media in Sicilia è di tre giorni alle canaria di 7.
La Sicilia attualmente cresce tanto perché è molto indietro rispetto al suo potenziale e, se non bastasse l’evidenza dei dati, cito una proiezione interna di Ryanair – che spiega molto delle sua politica in Sicilia – secondo la quale la Sicilia ha al momento un potenziale di 20 milioni di passeggeri aerei contro i 15 milioni registrati dagli aeroporti siciliani.
Questa crescita è stata anche favorita dalla crisi in Nord Africa, che ha reso la Sicilia una destinazione europea calda e sicura. Se e quando la situazione in Nord Africa migliorasse, assisteremmo ad una crisi epocale del comparto. In questi anni nessuno sta pensando al futuro, ma operatori e politica si beano di un successo del quale non sono artefici, ma solo fortunati beneficiari.
La crisi di Birgi
Paradigmatica di questa situazione è la vicenda dell’Aeroporto di Birgi, che sembrava destinato a diventare l’Orio al Serio del Sud Italia, ed invece per una serie di errori, spero in buona fede, è oggi al tracollo. Proprio attraverso Birgi, che per un certo periodo ha operato in qualche modo da agenzia di sviluppo territoriale – coprendo una vacatio che in Sicilia risale al 2005, anno in cui furono chiuse le AAPIT –, il territorio del trapanese ha vissuto un periodo di intensa crescita turistica. Ho frequentato, per motivi lavorativi, Slovacchia, Lituania, Polonia ed era frequentissimo alle fiere incontrare persone che erano state o intendevano venire in Sicilia e nel trapanese sfruttando il collegamento con Ryanair. D’altro canto chi non ha mai pianificato un viaggio partendo dai collegamenti aerei low-cost offerti da Ryanair alzi la mano.
La crisi di Birgi e la prova ultima che ogni successo fuori da un programma è destinato a concludersi presto.
L’assenza di pogettualità in Sicilia ed il caso Trentino
Negli scenari siciliani la mancanza di programmazione e l’improvvisazione sono il grande protagonista. Ed il grande assente è ancora una volta l’Assessorato Regionale al Turismo, che in quest’anno di attività del governo non ha messo in campo nessuna visione e nessuna progettualità.
Io credo che la Sicilia, come ha fatto il Trentino, dovrebbe dotarsi di una agenzia di marketing e sviluppo, affidata a persone competenti al di fuori della logica clientelare della politica. Lo so, è chiedere troppo. Un’agenzia che sappia dare corso ad un programma di investimenti e di pianificazione è l’esatto opposto della logica clientelare. La Trentino marketing ha un piano strategico triennale ed attraverso questo opera (lo dichiara essa stessa) come regista tra tutti i player del comparto turistico. È di proprietà della Trentino sviluppo SPA , società marketing territoriale, e come sua controllata interviene nella gestione del famoso marchio trentino e nelle pianificazione e coordinamento delle attività turistiche.
In Sicilia manca la regia dell’Assessorato al Turismo. Quando nel passato si sono create una sorta di agenzie periferiche, i distretti turistici, questi hanno finito con l’operare sfiduciati dallo stesso assessorato, in una girandola di piani ed idee sempre molto confusi.
Non sarà un caso che il Trentino, con un quarto della superficie della Sicilia, un quinto della popolazione e con un’offerta limitata al turismo naturalistico e senza il mare, ha quasi dieci milioni di presenze.
Una piano per il turismo in Sicilia
Una società di marketing e sviluppo turistico potrebbe intervenire nella pianificazione delle strategie estere, nella pianificazione pubblicitaria. Evitando di promuovere la Sicilia in Sicilia, come troppo spesso è avvenuto ed avviene. E potrebbe intervenire come mediatore nelle questioni del traffico aereo, ed in modo strategico anche su azioni di marketing territoriale, come il tanto discusso co-marketing che ha reso florido l’aeroporto di Trapani-Birgi e che adesso, per un pericoloso mix tra incompetenze e farraginosità, sta costando molto in termini di flussi turistici ed economici al territorio trapanese.
Serve anche un piano che si preoccupi delle infrastrutture, dalla viabilità, alle manutenzioni.
Qualunque sia la strada, serve una regia. Perché non si può andare contro le regole del buon senso e della fisica troppo a lungo. Su questo mi sento di rassicurare, che neanche il calabrone lo fa, anche se a noi può piacere credere a questa favola.
Il calabrone vola nel rispetto delle leggi della fisica. L’errore non l’ha commesso lui, ma chi ha detto per primo quella frase, sbagliando la misura delle ali dell’insetto e quindi le sue valutazioni.
Inviterei pertanto gli amministratori locali a fidarsi delle regole del buon senso e alle buone prassi del resto del mondo. Ed evitare di andare contro quelle leggi che neanche il famoso calabrone osa non rispettare. Anche perché, se guardiamo bene, fisica o non fisica, il nostro calabrone, nonostante i risultati positivi degli ultimi anni, guardando i dati in modo assoluto, non sembra affatto un asso del volo.