Il quartiere storico della Vucciria di Palermo è oggetto di un processo di intervento radicale che la trasformerà da luogo vitale e culturale della città, quale è stato già dal Cinquecento, in un’area residenziale, spogliandolo quindi della sua vocazione storica. Questo intervento viene raccontato ai cittadini come un progetto di riqualificazione. Io ritengo invece sia solo un intervento speculativo, che ha come obiettivo programmato l’interesse economico degli investitori privati e dei pochi beneficiari che acquisteranno gli appartamenti, mancando invece completamente l’obiettivo necessario di una rigenerazione urbana.
Esiste un modo diverso di affrontare le questioni in città. Quello che segue è una proposta progettuale che prova a mostrare un’altra via. Senza la pretesa che sia la via giusta da seguire, ma con l’obiettivo di mostrare altri modelli di pensiero e di azione, in una città che alla speculazione edilizia ha già pagato tributo.
Premessa
Palermo e la Sicilia hanno un ruolo significativo nell’immaginario collettivo internazionale: luogo del bel clima e del bel vivere, posto nel cuore del mediterraneo.
La forte identità di Palermo negli anni non è stata mai realmente messa a fuoco con un approccio che fosse anche economicamente rilevante e sostenibile. Palermo non ha mai fatto un business della sua narrazione, diversamente da importanti città di tutto il mondo che invece sul posizionamento del proprio brand hanno costruito enormi entrate a supporto della propria economia. Si pensi, un esempio per tutti, alla valorizzazione attraverso il celebre logo I love NY di Milton Glaser, i cui proventi sulla gestione finanziano tutt’oggi le attività turistiche della città; e anche Cracovia che ha saputo costruire un gigantesco business legato alle origini del Papa.
Palermo è piena di potenziali brand di successo, spesso legati a pezzi significativi di una economia reale o potenziale. Intervenire su uno o più di questi elementi può essere una strada percorribile nel percorso di valorizzazione economica della città.
Questa proposta progetto intende porre l’accento su uno di questi potenziali, ipotizzando un percorso generale di valorizzazione e di creazione di valore e reddito. In particolare questa riflessione è riferita alla Vucciria, qui intesa come porzione fisica della città e come elemento dell’immaginario storico e condiviso della città.
La Vucciria, un brand internazionale
I pochi commercianti superstiti raccontano che, ancora oggi, i turisti a Piazza Caracciolo chiedono della Vucciria e stentano a credere alle parole di chi, con un po’ di imbarazzo, dice loro che sono nel cuore di quello che è stato uno dei più importanti e famosi mercati del Mediterraneo.
La Vucciria è forte nell’immaginario collettivo, grazie anche alle varie rappresentazioni che hanno portato lontano in tutto il mondo il nome e l’immagine del mercato, e ne hanno reso celebri la sua storia e le sue atmosfere, come il celebre dipinto di Guttuso.
Ed anche grazie ad interventi artistici più recenti, da “Banca Nation” di Uwe Ti Ama a “Sacra Morte” di Igor Scalisi Palminteri, che hanno contribuito a caratterizzarlo fortemente come luogo d’arte e di creatività.
La Vucciria di Palermo
La Vucciria è un insediamento già presente nel XII secolo, in forte relazione con il porto ed il mare. L’attuale sistemazione risale alla fine del 1700 quando il viceré Caracciolo riorganizzò il mercato e la piazza che prende il suo nome dandole la conformazione che oggi conosciamo.
Oggi la Vucciria, quantomeno era cosi fino a tempi recentissimi, accanto al degrado del mercato ed alla presenza di attività criminose, soprattutto correlate con la malavita organizzata ed allo spaccio di stupefacenti, attira naturalmente tutti i giovani stranieri che arrivano in città e moltissimi artisti incuriositi dalla storia del posto e, probabilmente, dalla sovrapposizione di questa atmosfera bohémien ed il degrado. Hanno abitato e vissuto in vario modo la Vucciria molti artisti anche stranieri, e ha avuto luogo una galleria d’arte.
Elementi che rendono la Vucciria un luogo sul quale un intervento potrebbe risultare molto significativo sono:
- La diffusione internazionale del nome.
- Il collegamento con il cibo, che rappresenta uno dei principali attrattori turistici per la Sicilia ed in generale per il turismo di qualità.
- La centralità dell’area rispetto alle geografie turistiche della città.
- Una naturale evoluzione di quello che fu il mercato nella direzione di luogo di aggregazione anche serale.
- Lo stato di degrado attuale, sia strutturale che umano, che rende da un lato necessario un intervento, dall’altro ipotizzabile un percorso di completa riscrittura dell’uso degli spazi che ospitarono il mercato.
Benchmark
Madrid – Mercato di san Miguel
Fu inaugurato il 13 maggio del 1916. Nasce come mercato di selvagina, totalmente ristrutturato nel 2009 è un mercato chiuso che offre ogni tipo di genere alimentare, con moltissimi prodotti della gastronomia tipica spagnola, che è possibile asportare o consumare all’interno della sua bella struttura di ferro.
Consigliato da tutti i siti di viaggio quale luogo da non perdere per sperimentare prodotti tipici spagnoli e per fare incontri di ogni classe sociale e di molti paesi. Si trova in pieno centro vicinissimo a Plaza Major ed è aperto dalla mattina fino a notte fonda.
Dublino – Temple Bar
Temple Bar è lo scenario di un progetto di recupero di un quartiere del centro degradato di Dublino. Negli anni novanta fu riposizionato quale punto di riferimento culturale della città, divenendo di fatto luogo di riferimento per giovani di tutta Europa. Il processo di riqualificazione ha visto per la prima volta applicare il principio della riorganizzazione architettonica e della contestuale pianificazione culturale. ll processo è stato gestito attraverso un intervento guidato da una società governativa che, ultimati i lavori di qualificazione architettonica, ha operato successivamente nella valorizzazione culturale del quartiere. Il modello è ancora oggi oggetto di studio. Temple bar è oggi una delle aree di maggiore attrattiva turistica della città di Dublino.
Torino – Eataly
Eataly è un progetto imprenditoriale nato con la collaborazione di Slow Food, è un vero e proprio tempio della gastronomia italiana. Trova sede presso un padiglione industriale recuperato alla periferia di Torino e di fatto mette insieme il meglio delle produzioni gastronomiche italiane. L’allestimento richiama la struttura dei mercati emiliani. Il successo dell’iniziativa è dovuto al fascino che la gastronomia italiana riscuote nel mondo, ed all’altissima attenzione alla qualità dei prodotti presentati. Il successo è stato tale che è previsto un piano di espansione internazionale che vede già sedi a Roma, Bologna, New York.
Considerazioni
I benchmark proposti sono percorsi che in maniera diversa hanno affrontato la forte relazione tra spazi urbani, progettualità culturale ed economia del territorio e sul territorio. Nella fattispecie solo apparentemente l’elemento più macroscopico delle economie messe in movimento è legato alla gastronomia, che sappiamo essere comunque una delle principali leve per l’Italia del turismo, ma in realtà va considerato tutto l’indotto turistico. La creazione di centri aggregativi di queste proporzioni interviene fortemente sui flussi e sulle fruizioni degli spazi, cambiando la fisionomia stessa delle aree coinvolte. Determinanti in tutti i casi sono i risvolti culturali degli interventi. Se intendiamo la cultura come quel “processo di sedimentazione dell’insieme patrimoniale delle esperienze condivise tra i membri delle relative società di appartenenza”, è fuori dubbio che detti interventi in modo diverso si occupano di cultura prima ancora che di architettura, gastronomia, economia. Ovvero l’intervento culturale determina l’assetto e le caratteristiche degli altri.
L’altro elemento rilevante è che tutte e tre le esperienza proposte, oltre a valorizzare i patrimoni culturali di riferimento, alimentano l’economia che le sostiene. Perché in tutti e tre i casi, a prescindere dalla consistenza dell’investimento e dal soggetto che ha effettuato l’investimento pubblico o privato che sia, il processo è in grado di mantenersi ed autogovernarsi.
Una proposta per la Vucciria
La Vucciria, per le ragioni già espresse, si presta per un intervento di recupero che, ispirandosi ai modelli di successo proposti, possa avviare la nascita di un luogo di fruizione della città aperto 24 ore al giorno, declinato sui temi del cibo di qualità, dell’aggregazione sociale e della produzione culturale. Non è causale il fatto che la Vucciria attiri frequentemente interventi artistici.
– Una visione strategica dell’Amministrazione
L’identificazione ed il ripristino di un motore così significativo nel cuore della città può essere dirompente solo se diviene una chiara determinazione dell’Amministrazione, in quanto intervenire su questa porzione di economia mancante significa, a tutti gli effetti, intervenire sull’intera economia del centro.
La nascita dei centri commerciali esterni al centro della città ha provocato un processo centrifugo nella fruizione della città stessa, non soltanto limitatamente agli aspetti commerciali, ma più in generale rispetto alla fruizione del tempo libero: si pensi alle multisale, alle varie mostre ed attività organizzate nei centri commerciali divenuti sempre più spesso luoghi di aggregazione ed incontro. Se questo può essere inteso in alcuni casi come un elemento potenzialmente positivo in una prospettiva multicentrica, va comunque sottolineato come resti completamente scoperto il fronte degli attrattori turistici, anche se in parte le chiusure di via Maqueda hanno bilanciato questo aspetto, che come in ogni realtà urbana non può che essere nel centro della città. Senza volere entrare nel merito dell’anomalia dei centri commerciali a Palermo ed in genere nella città italiane, che appunto sono posizionati in periferia e non in centro.
– Il modello proposto
Il modello che si propone di attuare è quello della realizzazione di un mercato, che, come il mercato di san Miguel a Madrid, ospiti il meglio della produzione gastronomica siciliana, una via di mezzo tra un mercato d’élite e un museo dei sapori. Un punto quasi obbligato di approdo per chi arriva a Palermo e voglia avere uno spaccato della Sicilia, o intenda proseguire il viaggio avendo un ventaglio della complessiva offerta siciliana. Ma anche un punto di riferimento per i residenti (con lo svuotamento della Vucciria paradossalmente il centro non ha più un punto di riferimento per la spesa quotidiana in quell’area della città). Un modello interessante da approfondire sarebbe quello del mercato dell’artigianato di Città del Messico, che di fatto ospita e rappresenta il meglio della produzione artigianale dell’intero paese, e diviene una tappa obbligata ed il museo del Porto di Lisbona, che promette e mantiene una esperienza nel mondo dei sapori del Porto prodotto in ogni parte del Portogallo.
Il mercato si offrirà ad un utilizzo nel corso delle 24 ore sia per l’acquisto di prodotti di qualità, sia per il consumo in loco e l’asporto di cibi pronti, come nella tradizione della Vucciria, e come oggi avviene ancora con alcuni dei prodotti della tradizione del cibo da strada. In questo senso andrà previsto un intervento sugli arredi esterni, favorendo la nascita di punti di ristoro con sedie e tavolini. La gestione dello spazio sarà governata come se fosse un unico centro commerciale, attraverso servizi quali pulizia, informazioni, segnaletica, controllo di qualità sui prodotti e servizi erogati, ecc. Saranno parallelamente attivati, come in Temple Bar, servizi culturali che vanno dall’insediamento stabile di gallerie ed atelier d’artisti, che l’area attira naturalmente, e negozi di artigianato ad attività estemporanee e periodiche: da intrattenimento musicale, a mostre, a performance di vario genere.
L’insieme di tutte le attività culturali, e la gestione degli spazi sarà governata da un’unica struttura di coordinamento, direzione artistica, e controllo come avviene in tutti e tre i modelli presentati. Questa gestione dovrà avvenire attraverso la creazione, il controllo e la gestione dei flussi economici. In tal modo il “mercato” a regime potrà provvedere a finanziare le attività al suo interno e le attività di promozione e marketing.
– Azioni chiave del progetto
L’intervento proposto potrà articolarsi secondo varie azioni guida, le quali andranno determinale ed elaborate nell’ambito di un progetto esecutivo. In linea generale le azioni principali possono essere così sintetizzate:
a) Un’azione rivolta al coinvolgimento dei proprietari che possa passare dall’ acquisizione controllata dei punti di maggiore interesse (Piazza Caracciolo), anche attraverso la presenza di finanziatori privati, attraverso una società privata convenzionata con il Comune, o con una società pubblico-privata della quale il Comune acquisisca delle quote. L’ipotesi preferibile potrebbe essere quella di una partecipazione dell’amministrazione alle quote sociali in modo che, a percorso ultimato, possa cedere le sue quote valorizzate ottenendo risorse per altri interventi in altre parti della città.
b) Il coinvolgimento attivo dell’amministrazione ccommunale, che dovrebbe intervenire in maniera perentoria con tutte le ordinanze e quanto necessario per individuare e determinare la direzione di ripristino e di riorganizzazione dei proprietari o favorire la dismissione delle proprietà degli stessi quando non interessati al progetto.
c) Attivare da subito le energie culturali della città, ripopolando di iniziative di vario genere l’asse che da Piazza Caracciolo arriva al mare (in questo disegno la ex real fonderia potrebbe diventare un punto strategico). Questo intervento è importante nella misura in cui con pochi accorgimenti si potrà rappresentare la direzione nella quale si intende andare, creando consenso e coinvolgimento.
d) Adottare le linee guida e le modalità di struttura ed adesione al progetto favorendo:
– la conversione delle attività esistenti attraverso interventi di formazione e supporto nella messa a norma delle attività (haccp, ecc.)
– l’insediamento di attività nell’ambito di un piano programmatico e definito a monte.
Pilastri e fattori leva
Il progetto illustrato nelle linee generali va costruito su due pilastri base:
a) overview: affidata ad un pool di professionisti in grado di garantire e sovrintendere tutte le fasi del processo, dalla realizzazione di un progetto esecutivo architettonico ed alla sua esecuzione, fino alla pianificazione dettagliata degli insediamenti commerciali e della progettualità culturale. La direzione dovrà avere massima autonomia nella struttura aggregativa del progetto in modo da potere determinarne i flussi.
b) controllo: garantito attraverso un preciso intervento dell’Amministrazione comunale che dia la direzione con l’utilizzo dei due strumenti principali in suo possesso:
– incentivi: sotto forma di agevolazioni fiscali, autorizzazioni, finanziamenti, ecc. e di vario genere per favorire lo sviluppo nella direzione auspicata.
– disincentivi: sotto forma di vigilanza e controllo, ostacoli burocratici per disincentivare modalità non il linea con l’assetto generale auspicato e progettato
Punti di forza
Dal punto di vista delle economie attivate, il progetto diverrebbe un attrattore per i flussi presenti ed in transito dalla città, ma potrebbe al contempo diventare esso stesso occasione per determinare flussi (si pensi ad Eataly di Torino). La gestione marketing del “Mercato” offre uno strumento per costruire una parte importante di offerta turistica legata all’esperienza del cibo, ma più in generale all’esperienza di evasione e divertimento. Barcellona, ad esempio, è una meta ambita da fiumi di giovani in ragione della sua attiva vita serale e notturna.
Il progetto inoltre si candida ad interessante case history e potrebbe intercettare nelle fasi di star-up fondi pubblici europei di vario genere.
La gestione con uno strumento specifico (soggetto giuridico gestionalmente autonomo) doterebbe l’intervento, come avvenuto a Temple Bar, di una sua forte autonomia progettuale e gestionale svincolandolo dalle prassi generali della gestione amministrativa.
Una public company per la gestione
Il soggetto proponente che si candida alla definizione del progetto esecutivo, del coordinamento generale ed alla direzione artistica del progetto potrebbe essere una società pubblico privata nella quale i privati dovranno apportare, capitali, progetti, idee, competenze, mentre l’Amministrazione potrà apportare capitali (che recupererà valorizzate cedendo le quote della società come avvenuto per Temple bar), ma soprattutto una governance amministrativa che consenta di snellire i processi.
Conclusioni
La presente proposta si basa su un principio in sé elementare: la creazione del valore come elemento della collettività. Ed è un approccio afferible alla cosidetta rigenerazione urbana, ovvero a quei modelli che provano tendono ad afforntare le questioni in modo sistemico e non puntiforme. Il valore di una Vucciria che rinasce è motivo di ritorno economico per gli operatori della Vucciria stessa e di Palermo. Il valore prodotto diventa patrimonio della Città, che con interventi di questo genere si arricchisce. Questo è quello che intendo per riqualificare. Un processo architettonico, artistico, ma sopratutto culturale. Quando invece, come nei processi in corso, il valore resta solo di alcuni (come nel caso degli immobili ristrutturati anche con finanza pubblica a dispregio della funzione pubblica d’uso degli spazi) è più corretto parlare di ristrutturazione.
So che il modello che presento, e che altrove ha portato valore e ricchezza per le collettività, non sarà mai applicato a Palermo. Ho reso pubbliche queste mie riflessioni solo perché spero almeno che i miei concittadini si chiariscano la differenza tra un processo di riqualificazione ed uno di ristrutturazione.